Non solo il momento difficile in campionato e la posizione di classifica difficilissima, il Verona deve inoltre fare i conti con il caso Albertazzi. Il calciatore ha vinto la causa con la sua ex squadra e ha ottenuto lo svincolo, il club costretto a pagare 144.000 euro netti, corrispondenti alle mensilità che Albertazzi avrebbe dovuto riscuotere fino alla scadenza naturale del contratto. Il calciatore ha spiegato la situazione ai microfoni di Hellas Live: “tutto nasce all’inizio di agosto 2016, quando questo intelligentissimo direttore (Fusco, ds del Verona, ndr), con la complicità dell’allenatore Pecchia e del dottor Devita, con una loro geniale determinazione non dicono a me calciatore infortunato e agli altri addetti ai lavori la serietà del mio grave infortunio. Io in quei giorni vengo sottoposto a una risonanza magnetica e ad alcune visite specialistiche, ma il dottore e il direttore Fusco mi dicono di stare tranquillo in quanto tutte le mie difficoltà derivavano soltanto da un fastidio dovuto a una sofferenza/contusione nella zona del menisco e che la risonanza escludeva qualsiasi problema”.
“Il fatto che i referti riportassero nero su bianco la gravità del mio infortunio conferma la superficialità, la poca professionalità e l’accanimento nei miei confronti. Tutto questo probabilmente per portare a termine interessi di mercato; tentativo poi ripetuto durante il calciomercato di gennaio disinteressandosi ancora una volta delle mie precarie condizioni fisiche. Questi signori mi hanno profondamente ferito e mi hanno causato aggravamenti fisici e seri danni professionali, psicologici ed economici, ma non mi accontento: queste sentenze sono state semplicemente una conseguenza dei fatti accaduti e il mio contenzioso, la mia vera causa la aprirò molto presto e in maniera importante con documentazioni ufficiali come risonanze magnetiche, certificati medici e dichiarazioni che provano le colpe del dottor Devita e del direttore Fusco”.