Maurizio Sarri e quell’incontro con il Milan: “Ma io sono di sinistra…”

CalcioWeb

Maurizio Sarri viene dato da tanti, in questo momento, come il maggior favorito a succedere ad Allegri sulla panchina della Juventus. Nonostante pubblicamente qualche giorno fa abbia rivelato di voler rimanere al Chelsea e nonostante un suo stile abbastanza lontano da quello dei bianconeri. Tutte condizioni, assolutamente rivedibili, che hanno però portato a pensare che il matrimonio tra le parti sia tutt’altro che semplice. Anche per questo la redazione di CalcioWeb, nell’individuare il nuovo tecnico della Vecchia Signora in uno tra gli uscenti delle due finali europee, ha ormai da giorni indicato Jurgen Klopp in cima alla lista delle preferenze.

Ma sul tecnico dei blues, arrivato sin qui dopo una lunghissima gavetta, viene svelato un interessante retroscena di quando, dopo aver fatto benissimo con l’Empoli, venne contattato dal Milan di Galliani e Berlusconi. E’ la Gazzetta dello Sport odierna a raccontare l’episodio, specificando le motivazioni per cui poi non se ne fece nulla e dopo poco Sarri andò al Napoli. Ecco uno spaccato del racconto, a firma Paolo Condò.

Una sera di fine aprile del 2015 – si legge – Adriano Galliani invita a cena Maurizio Sarri. Il nome dell’allenatore dell’Empoli gli è stato suggerito da Arrigo Sacchi, che da sempre rivede nella traiettoria tecnica e umana di Sarri molto del suo vissuto. Sacchi ne aveva parlato anche a Silvio Berlusconi, dicendogli esplicitamente «se lo porta al Milan dimostra ancora una volta di precedere tutti di dieci anni», e così Galliani, forte di un’indicazione che ad Arcore conta, va all’incontro molto ben disposto. La breve esperienza tecnica di Pippo Inzaghi si sta concludendo, e in assenza di grandi investimenti sulla rosa soltanto una genialata in panchina può rilanciare il Milan. Arrivato al dolce ne è più che convinto, tanto da parlare esplicitamente di contratto. Per quanto emozionato e lusingato, però, Sarri lo ferma. Prima di portare avanti il discorso si sente in dovere di comunicargli una cosa importante. «Mi dica pure» fa Galliani, un po’ sulle spine. Forse le parole esatte non sono queste, ma il senso della rivelazione di Sarri è «dottore, deve sapere che io sono di sinistra». Galliani deglutisce e, dopo un lungo silenzio, scandisce le parole guardando negli occhi il suo interlocutore: «Molto bene, d’ora in poi questo sarà il nostro segreto». La risposta di Galliani fu da grande dirigente. Consapevole che il Milan avesse bisogno di un tecnico così, ma che le sue idee politiche l’avrebbero reso indigeribile a Berlusconi, cercò un modo per tenere assieme le cose. Un modo impossibile. Pochi giorni dopo uscì sulla Repubblica un’intervista nella quale Sarri ribadiva quanto già detto al Fatto: la sua idea di sinistra non si fermava a Matteo Renzi, ma proseguiva fino a Maurizio Landini. Berlusconi la lesse, il discorso si chiuse prima di cominciare, Sarri perse il Milan ma non la possibilità di guardarsi allo specchio, perché non aveva taciuto le proprie idee. Pochi giorni dopo la dolente telefonata di Galliani («mi spiace molto, lei era l’uomo giusto»), il contatto con Aurelio De Laurentiis gli aprì le porte del Napoli“.

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