Il portiere Audero è diventato grande con la maglia della Sampdoria, adesso si candida a diventare sempre più grande protagonista ed è considerato uno degli estremi difensori migliori in prospettiva. Intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ da parte del difensore che svela tutte le intenzioni.
«Mi aspetto di confermare e migliorare con la Sampdoria quanto di buono fatto nel primo anno di A. Ho avvertito il cambio di categoria, ma mi sono adattato in fretta e adesso si guarda avanti. I primi giorni con il nuovo staff tecnico sono stati ottimi. Con Di Francesco sono a contatto soprattutto quando lavoriamo con tutta la difesa. Il preparatore Lorieri ha metodologie diverse da quelle a cui ero abituato, ma mi è piaciuto subito: ha esperienza e la trasmette con serenità. Per me ogni anno è un arricchimento: non c’è un limite alla possibilità di apprendere cose nuove».
Donnarumma, Meret, Audero: siamo a posto per un paio di Mondiali?
«A occhio e croce sì… Per fortuna ci sono giovani bravi in tutti i ruoli, non solo in porta. Io, Gigio e Alex abbiamo un bel percorso da compiere».
È dispiaciuto di non aver giocato l’Europeo Under 21?
«Sì. Ci speravo dopo essere stato il titolare nelle partite precedenti. Ho cercato di mettere in difficoltà Di Biagio, ma le scelte sono compito dell’allenatore. Due giorni prima del debutto ci ha comunicato che avrebbe giocato Meret. Ci restai male, ma con Alex ho un ottimo rapporto e ho fatto il tifo per lui. Peccato perché era una bella vetrina, si giocava in Italia: è stata la prima delusione della mia carriera».
Qual è il grande portiere?
«Quello che sbaglia meno. È un ruolo delicato anche perché il tecnico magari sceglie non solo in base al livello ma alle caratteristiche che lui cerca in un portiere. Ma la sostanza è sempre quella: bisogna sbagliare poco».
Il primo tecnico che ha creduto in lei è stato Pippo Inzaghi.
«Sono affezionato a lui e alla stagione di Venezia. Mi ha dato tanta fiducia e presto farà bene anche in Serie A».
È vero che alla Juve non pensa proprio più?
«Ci tengo a chiarire bene questo punto. È giusto sognare, credere di poter tornare alla Juve, ma il futuro si costruisce col presente. Io sono cresciuto lì, però sapevo che prima o poi il cordone sarebbe stato tagliato. Non dimentico il percorso nel settore giovanile, l’appoggio dei miei genitori che non mi hanno mai messo pressione, la crescita costante. Il corridoio di Vinovo, in cui sono appese le maglie dei ragazzi arrivati in prima squadra, è molto bello: ti fa riflettere e desiderare di fare lo stesso. Se respiri quell’aria nel modo giusto, cresci bene. E adesso lì c’è anche la mia maglia».
Che rapporto aveva con Buffon?
«Gigi aveva sempre l’atteggiamento giusto. Bastava guardarlo e imparavi: come parlava, come gestiva le situazioni, come si comportava. E come parava, ovvio. Valeva tutto più di mille parole».
Alisson è candidato al Pallone d’oro. È il più forte?
«Si merita la candidatura, ha vinto Champions e Coppa America sfiorando la Premier e tenendo la porta inviolata tante volte. Perfino lui ha fatto qualche errore, ma pochissimi».
Torna ogni tanto in Indonesia?
«Negli ultimi due anni ho trascorso le vacanze in Indonesia. Sono affezionato a quella terra: mio padre è indonesiano, io sono nato lì, abbiamo parenti. E le spiagge sono bellissime».