L’uomo del giorno – Il CT Roberto Mancini, quanti screzi in Nazionale con gli allenatori: e quella profezia…

L'uomo del giorno di oggi di CalcioWeb è l'attuale commissario tecnico della Nazionale Roberto Mancini, che compie 55 anni
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Uno dei talenti più cristallini, da calciatore, della sua epoca. Ma, stranamente, anche uno di quelli che in Nazionale ha lasciato il segno pochissimo. Quasi per niente. Adesso, però, sta provando a rilanciare con convinzione l’Italia, da commissario tecnico. Roberto Mancini spegne quest’oggi le 55 candeline ed è l’uomo del giorno di CalcioWeb.

Ma come mai, dicevamo, questo rapporto difficile con la Nazionale da calciatore? Per due motivi in maniera particolare, uno tecnico ed uno caratteriale.

Il primo, la presenza nello stesso periodo di Roberto Baggio e la mancata volontà dei ct di provarli insieme. “Avremmo potuto tranquillamente giocare assieme essendo le nostre caratteristiche fondamentalmente diverse. Peccato che nessuno lo abbia mai capito: né in quell’occasione, né più tardi”, dichiarò’ in un’intervista a Marino Bartoletti.

La seconda, i suoi numerosi screzi con gli allenatori del passato. Tutto iniziò nel 1984. Bearzot convocò Mancini per un paio di amichevoli in Nord America. Dopo i primi spezzoni di gara si sperava potesse decollare la carriera azzurra del fantasista di Jesi, ma a New York il Mancio scappò dal ritiro e il ct la prese malissimo. “Mancini se n’era fregato non tanto di me come persona quanto della responsabilità che portavo”, disse Bearzot ne ‘Il romanzo del Vecio’, libro-intervista a cura di Gigi Garanzini. Passarono due anni prima che il nuovo ct lo riconvocasse. Fu proprio Azeglio Vicini, che lo conosceva dai tempi dell’Under-21, e lo chiamò per Euro ’88. Durante la competizione continentale trovò il suo primo gol in Nazionale, contro la Germania Ovest, e corse a esultare sotto la tribuna stampa inveendo e urlando contro i giornalisti. Vicini cominciò da quel momento a toglierlo dalle rotazioni e ‘il Mancio’ perse posizioni nelle gerarchie. Tanto che a Italia ’90 non giocò un solo minuto e attaccò Vicini per questo: “Azeglio Vicini non mi fece giocare neanche dieci minuti! Nemmeno la finale per il terzo posto! D’altra parte quello non fu certo l’unico errore che commise! Ci fu anche quello di non mettere Vierchowod su Maradona, lo avrebbe annullato e tutto sarebbe cambiato. Lo avrebbe visto anche un cieco: ma, purtroppo, non Vicini. Probabilmente – disse Mancini al Corriere – il mio torto, come il torto di Vialli o il torto di Vierchowod era solo quello di giocare nella Sampdoria e non in una società politicamente più forte. E Vicini, si sa, non è mai stato un cuor di leone”. Al Mondiale successivo, quello del 1994 che segnò il punto più alto del mito romantico di Roberto Baggio, non venne convocato. Rimase nel giro azzurro fino alla partenza per l’America perché Arrigo Sacchi gli preferì Zola, tatticamente più disciplinato.

Poca roba, in Nazionale, per quelle che erano le sue capacità e per quanto fatto vedere con le squadre di club. Ma adesso ‘il Mancio’ ha una grossa possibilità, quella di riscattarsi con la maglia azzurra come allenatore. E, a tal proposito, i recenti risultati ottenuti non fanno che mandare avanti un suo vecchio desiderio. Che magari, e questo è l’augurio di tutti gli italiani, possa diventare profezia. In un’intervista che risale al 2002, Mancini concluse con un’affermazione che letta oggi sembra appunto profetica: “A questo punto solo una cosa potrebbe farmi dimenticare le delusioni che il Mondiale mi ha dato. Vincerlo! Vincerlo come allenatore. Non ho fretta , il 2010 potrebbe andare benissimo”. Chissà che non abbia solo sbagliato data…