La storia è sempre la solita. Pagine nuove, ma sempre uguali. Come se avessero sbagliato a stampare i fogli di un libro. Pagina 12 a ripetizione. Anzi, pagina 89. Come il minuto in cui Calabria tocca con il braccio in area dopo la rovesciata di Ronaldo. Valeri va al Var, osserva bene e assegna il penalty.
Complotti, complotti ovunque. Ma basta un po’ di lucidità
Solito marasma, eh te pareva… “Juve ancora salvata”, “Aiutino dell’arbitro”, “Il rigore non c’era”, “Perché al Napoli non è stato assegnato?”, ecc… Ci risiamo. Ancora. Ma ancora una volta è necessario fare chiarezza. L’aria di complottismo che si è venuta ormai a creare, accentuata dalle parole di Commisso qualche settimana fa, ha ormai creato un fitto alone di nebbia che offusca le menti. Tutti contro la Juve. A prescindere. A prescindere se il fallo c’è o meno. Perché se non c’è allora “Juve rubba, gombloddo, #fermatestapagliacciata”. Ma se c’è, come la mettiamo? Cambia poco. Semplice: si nega l’evidenza. Noi lo sappiamo bene, che spesso ci ritroviamo a raccogliere i pensieri più profondi degli utenti social. Rabbia, frustrazione, delusione, rassegnazione. C’è tutto. Ma basta essere un po’ più lucidi. Siamo i primi, e così sarà anche in futuro, ad evidenziare se la Juve è stata favorita da un episodio arbitrale discutibile. Siamo anche i primi, però, a sottolineare quando la stessa è stata penalizzata o quando le decisioni a suo favore sono corrette.
Un regolamento indecifrabile e tanta confusione

Come ieri. Fermiamoci lì, per ora. Ritorniamo all’introduzione, al fallo di Calabria. C’è un regolamento, al momento. Ed è forse quello che sta “fregando” tutti: arbitri, calciatori, allenatori, giornalisti, opinionisti. Chiarezza? No, confusione. Totale. Ormai non ci capisce più niente nessuno. Sembra quasi che un regolamento non esista, ma che ognuna decida di interpretare a modo proprio l’episodio. Però, in fin dei conti, ieri, l’arbitro lo ha semplicemente rispettato, il regolamento. E non è mica colpa sua se… hanno peggiorato le cose. L’involontarietà non c’è più. Calabria è di spalle, è vero. Non può vedere dov’è il pallone, è vero. Non può saltare all’indietro col braccio attaccato, è vero. Ma lo fa, ostacola la traiettoria del pallone che andava verso la porta e tiene il braccio largo, abbastanza da non far dubitare l’arbitro.
Direzione di gara insufficiente ma non di parte
Dove sta il problema, dunque? Dov’è il complotto? Anzi, a dirla tutta, di rigori dovevano essercene due. Cuadrado si incunea in area, Rebic lo ferma con una manata in volto, ma l’arbitro dice di proseguire. Per non parlare della mancata espulsione a Kessie e della gomitata di Ibra su cui lo svedese ha rischiato più di un giallo. Ma anche del primo giallo a Theo Hernandez che non ci sta (precedente fallo di Dybala su Bennacer non sanzionato). Tutto ciò non per difendere la Juve ma per dire che è stata tutto meno che aiutata. Più che altro si può parlare di direzione di gara insufficiente, ma non di parte. Non ha, in fin dei conti, favorito nessuno.
Non c’è uniformità di giudizio

Cosa significa (anche) tutto questo? Che, come dicevamo prima, il nuovo regolamento non ha fatto altro che creare confusione tra arbitri, addetti ai lavori e tifosi frustrati. Ma soprattutto che, ma forse è conseguenza, non c’è uniformità di giudizio. E di casi, anche a distanza di poco tempo, ce ne sarebbero a bizzeffe da inizio stagione. Tante situazioni simili, quasi uguali, interpretate in maniera differente. Perché? Partiamo proprio da Cuadrado. Come detto, la manata di Rebic non viene considerata irregolare dall’arbitro. Però, proprio qualche settimana fa, Bentancur veniva fermato allo stesso modo da Ceccherini in Juventus-Fiorentina. Lì fu rigore, e proteste infinite di Commisso e compagni. Lo stesso episodio, praticamente. Ma interpretazioni differenti.
Il fallo di mani: casi a confronto
E nel caso del fallo di mani? Forse verrebbe da pensare che, in generale, crei confusione. De Ligt la tocca quattro volte, con Inter, Bologna, Lecce e Torino. In due casi assegnano rigore, in altri due no. Eppure è sempre mano (o braccio). Sono casi diversi? Ok. Ma Lecce e Torino sembrano essere uguali, in uno è rigore e nell’altro no. Manca l’uniformità, come detto. Ma se l’involontarietà non c’è, allora perché non darlo sempre? No, perché entra in gioco un altro episodio, paragonabile a quello di ieri. In Cagliari-Brescia, alla prima di campionato, Cerri compie un gesto molto simile a quello di Calabria. L’arbitro assegna rigore, ma Rizzoli alla riunione arbitrale disse che fu un errore farlo (a questo si riferiva ieri Pioli nel post gara). Siamo sicuri che sia lo stesso? Secondo Rizzoli, il movimento di Cerri è quello naturale di un calciatore che ha il braccio largo perché è in caduta dopo un salto nonché di spalle e non può vedere l’avversario. E Calabria? Pare che il difensore del Milan, invece, scendendo abbia volutamente occupato la superficie di tiro facendo da protezione tra braccio (in caduta) e gamba (verso l’alto). Supercazzola con scappellamento a destra? Come se fosse Antani? O piuttosto si fa largo l’idea che serva una laurea in ingegneria nucleare per interpretare questo regolamento?
Menomale che c’è il Var
La conclusione è una, in sostanza. Che, almeno, c’è il Var. E menomale! Noi su queste pagine abbiamo più volte sottolineato la sua importanza nonché di essere favorevoli alla tecnologia. E l’aria è comunque pesante. Non resta che dire: “Var”iate il regolamento, così usciranno tutti pazzi…