Più di un sogno. La Lazio è pienamente in corsa per la vittoria dello scudetto, la squadra di Simone Inzaghi sta disputando una stagione fenomenale e le prossime partite saranno fondamentali. A partire dallo scontro diretto contro l’Inter, può decidersi la stagione nel posticipo domenicale. L’ex della partita è Matias Almeyda che è riuscito a sconfiggere la dipendenza dall’alcol e dalla depressione. Interessante intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’. “La gente si identificava in me. Mi sono distrutto il fegato correndo per campioni come Mancini e Batistuta, ma è stato un onore. Ero come uno di quei tifosi che avrebbero pagato per giocare un solo minuto. Uno del popolo. Una volta i laziali mi dedicarono uno striscione con scritto “11 Almeyda”. Davo l’anima, anche di più, per questo mi amavano”.
SULLA LOTTA SCUDETTO – “La Lazio può farcela, è aggressiva, dinamica, forte. Ha grandi talenti come Luis Alberto e Correa, ma Conte è l’arma in più dell’Inter. Non mi sbilancio… Inzaghi mi emoziona, la nostra Lazio è simile alla sua. Spero vinca lo scudetto. Simone era tranquillo, oggi sembra un altro. I pazzi eravamo noi argentini”.
SUL GOL SEGNATO A BUFFON – “Ci ho ripensato mentre guardavo Parma-Lazio. È stato il gol più bello della mia carriera, Gigi era incredulo. In allenamento ci provavo sempre ma la palla finiva fuori, ridevano tutti. Anche il vice di Eriksson, Tord Grip. Un giorno gli dissi che prima o poi avrei segnato. La Lazio è un’oasi. A Roma mi tatuai l’indio sul braccio perché mi sentivo a casa. L’Almeyda migliore di sempre si è visto lì. Ho vinto sei trofei in 3 stagioni”.
SULL’INTER – “All’inizio tutto bene, ero tornato ai miei livelli. Poi mi ruppi tibia e perone. È lì che iniziarono i problemi di depressione, pensai di mollare, non ero sereno, ma alla fine mi ripresi. C’erano grandi campioni come Crespo, Zanetti, Batigol. Ho giocato il derby d’Italia contro la Juve, ho indossato una maglia storica, peccato non aver vinto. È l’unico rimpianto”.
SUL SOGNO – “Allenare la Lazio. Ora c’è Simone, spero resti lì per altri dieci anni, ma il giorno in cui si stufa, io ci sono (ride ndr)!”