Il responsabile dell’area medica dell’Inter Piero Volpi ha affrontato il Coronavirus, una brutta esperienza che viene raccontata nel dettaglio in un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’. “Ora sto meglio, ho lasciato l’ospedale e sono a casa. Mi trovo in isolamento con la mascherina e tutte le precauzioni possibili per chi sta con me. Non posso ancora dire di aver sconfitto il Covid-19, dopo la quarantena di 14 giorni farò due tamponi che mi diranno se ne sono uscito”.
IL RACCONTO – “I primi quattro giorni sono stati durissimi. Sembrava di vivere in un’altra dimensione: la testa era lucida, ma il corpo non rispondeva più, come si fosse spento il computer. Non avevo più appetito, faticavo a respirare e persino a muovermi. È un’esperienza che non auguro a nessuno, la testa era lucida ma il corpo non rispondeva più. Solo chi ha visto con i propri occhi quanto accade dentro un ospedale di questi tempi, può davvero capire. La realtà è molto differente, molto lontana dai numeri quotidiani che ascoltiamo dai bollettini”.
LO SPORT – “Come ne usciremo? In un solo modo: siano le autorità scientifiche – e in Italia abbiamo delle eccellenze – a dettare l’agenda. Il cronoprogramma spetta a loro e a nessun altro, siano loro a dirci se e quando riprendere l’attività. Poi in un secondo momento entreranno in gioco anche i medici sportivi, certo, con tutta l’attività di prevenzione. Ripresa il 4 maggio? Non è giusto definirli ora, i tempi. Questa è un’emergenza che non può portare a ragionare sul lungo, ma neppure sul medio periodo. Guardi quel che è successo nell’ultimo mese: molte dichiarazioni, molte scadenze, sono poi state superate dai fatti, fino ad arrivare al lockdown”.