Corrado Orrico, dai siparietti con Matthäus e Klinsmann alla gabbia fino al cazzotto alla mucca

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Corrado Orrico, ex allenatore dell'Inter tra le altre
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Corrado Orrico iniziò la sua carriera di allenatore appena ventiseienne, sulla panchina della Sarzanese, squadra di cui era allora anche giocatore e capitano, con la quale ottenne nel 1967 una promozione in Serie D. Sempre con i rossoneri sfiorò la promozione in C al termine del campionato 1968-69, perdendo lo spareggio con la Lucchese. Da lì inizio una lunga carriera da allenatore che lo porterà anche sulla panchina dell’Inter. Al termine di quella stagione passò alla Carrarese, squadra che, nel corso della sua carriera, allenò per tredici stagioni in sette diverse occasioni; proprio durante la sua prima esperienza del 1969 ideò un metodo d’allenamento basato sull’uso della ‘gabbia’. «La gabbia serve a tante cose: ad affinare la tecnica, a sviluppare i riflessi, a velocizzare il gioco, a migliorare la condizione fisica perché si gioca senza un attimo di sosta e a livello organico è un impegno mica da ridere», disse Orrico. Si tratta di una struttura chiusa dove il pallone non usciva mai. Allenò anche Camaiore, Massese, Udinese, Brescia, Prato, Lucchese, Avellino. Siena, Alessandria, Empoli, Treviso, Gavorrano.

Orrico fu scelto dal presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini per sostituire Giovanni Trapattoni nella stagione di Serie A 1991-1992. Era visto come la risposta interista a Arrigo Sacchi, «ma con uno stipendio da operaio specializzato, per sentirmi in sintonia col partito che ho sempre votato», come precisò lo stesso tecnico, notoriamente di sinistra. Il cammino in Coppa UEFA si fermò nel primo turno, dopo l’eliminazione a opera del Boavista. Dopo la sconfitta per 1-0 subita dall’Atalanta nell’ultima gara d’andata del campionato 1991-1992, Orrico rassegnò le dimissioni e fu sostituito da Luis Suárez. Nella propria bacheca conta le vittorie di sei campionati, tre di Serie C e tre di Serie D, e di due Coppa Italia di Serie C.

Oggi racconta: Vivo quasi da mendicante, anche a causa di tragedie indicibili e delle quali non intendo parlare. Senza una lira, con una pensione decurtata, ma non va male, ogni tanto vado in televisione. E poi sono circondato dai miei libri”. Orrico è un grande appassionato di filosofia. Ha rivelato: “Ho una protesi all’anca, mi hanno detto che dura circa dieci anni, quindi per non consumarla evito movimenti particolari come zappare o seminare. Nel mio orto ho lasciato solo qualcosa di semplice”. Anche il rapporto con i giocatori è stato sempre familiare: “Con Jürgen Klinsmann discutevamo di arte, mentre con Lothar Matthäus di finanza”. Una sua frase descrive bene il personaggio. Ai suoi giocatori diceva: “Vi ricordo che siete liberi di fare quello che voglio io”. Un’altra frase storica è quella pronunciata dopo una partita dell’Inter: “Matthäus ha detto che così non va? L’allenatore sono io e non mi va di litigare, anche perché tra me e lui c’è pure una certa differenza di stazza“.

Un curioso e bizzarro aneddoto è stato raccontato da Gianluca Baldini, proprietario di un locale frequentato da Orrico ed ex Berretti del Livorno oltre che chef personale della famiglia Moratti: «Quando Corrado guidava il Brescia, nel 1983 aveva portato la squadra in una località tra le montagne per la preparazione estiva. Mentre i giocatori erano alle prese con i vari esercizi, poco distante c’era una mucca che pascolava. Dava fastidio, si avvicinava ai giocatori. Fatto sta che ad un certo punto Corrado interviene e dà un cazzotto alla mucca, che per un momento stramazza al suolo».

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