“Il calcio non deve ripartire. Lo dico? Lo dico, ma se lo dico poi devo agire. Quindi, che faccio? Va bene, lo dico. ‘Signori, il calcio non deve ripartire’. Ecco, l’ho detto. E ora? Ora agirò anche se tanti non saranno d’accordo, non li ho neanche consultati. Vabbé, magari dico che si può provare a ripartire ma so che non si può fare. Lo dico. ‘Il calcio può provare a ripartire, anzi proviamo a far ripartire gli allenamenti e per il campionato aspettiamo. Ma non decidiamo noi, non sia mai. Noi diciamo, parliamo. Poi si vedrà’. ‘Se c’è un positivo si ferma tutto’. Facciamo così. La decisione sulla ripartenza spetta ai… medici”. Racconto estratto dal famosissimo libro: “Il flusso di coscienza di Speranza e Spadafora”. Non ce ne voglia il buon James Joyce…
Ma torniamo a noi. I medici. Bella roba. I medici ne hanno tante di responsabilità, poveri loro. Ora devono anche decidere se la Serie A deve ripartire o meno. “A saperlo facevo il politico”, avranno pensato tanti di loro. Di questi tempi, tanto, è facile. Basta dire ma non agire, basta cambiare idea ogni tre ore, basta fare dichiarazioni di facciata, basta – udite udite – rimandare e demandare. In sostanza, non decidere. Nulla. Anzi, una decisione effettivamente c’è: quella di non decidere. Chi dovrebbe decidere le sorti del calcio italiano ha deciso di non decidere. Ha detto, nelle scorse settimane, ma non ha deciso. Ha detto che “di riprendere il calcio non se ne parla”, con modi arroganti e discriminatori, e che doveva occuparsi di altri sport. Però non ha deciso. Ha ritrattato, dopo ramanzina, ed ha cambiato versione: “Valutiamo ripresa, ma al primo contagiato si ferma tutto”. E torniamo là. Non si gioca, a queste condizioni. Non si giocherà, è evidente. Ma il coraggio di decidere? No, meglio di no. Meglio lavarsene le mani e gettare la responsabilità al medico sociale. Tanto, quale sarà mai il compito di un Governo? Avete mai sentito parlare di un Governo che prende le decisioni? Non di un Governo che impone e diffonde terrore, ma di un Governo che decide. Due mesi così a dire ma non dire, a cambiare idea, a dire ma non fare, a non decidere.
E menomale che in Francia la Ligue 1 ha chiuso e ancora qualcuno si lamenta. E menomale che in Germania la Bundesliga riparte e qualcuno non è d’accordo. Ma ci mancherebbe altro. E’ normale. Ma lì hanno deciso… Qui si decide, si decide di non decidere. E’ pur sempre una decisione, eh…