Justin Fashanu nasce a Londra il 19 febbraio 1961. La sua è un’infanzia complicata: i genitori divorziano e Justin, insieme al fratello John, viene prima collocato in un orfanotrofio, poi affidato ad una famiglia di Norfolk. La sua grande passione è il calcio. Talento cristallino notato nel 1978 dal Norwich che gli fa firmare il suo primo contratto da professionista. Segna 35 reti in 90 presenze. Viene chiamato dal leggendario Brian Clough al Nottingham Forest. Qui iniziano a diffondersi voci su una sua omosessualità e dopo pochi mesi i rapporti con l’allenatore si deteriorano, con Clough che arriva a chiamarlo “fottuto finocchio”. E’ l’inizio della fine. Vaga in giro per il mondo (Southampton, Notts County, Brighton & Hove, Los Angeles Heat, Edmonton Brickmen, Manchester City, West Ham) senza mai tornare a giocare su livelli importanti. Nel 1990 finisce tra i dilettanti, al Southall. In un’intervista al ‘The Sun’ dichiara pubblicamente la propria omosessualità, sperando che ciò lo faccia tornare a vivere una vita normale sia nella sfera privata che in quella pubblica.
La comunità nera britannica lo emargina, persino suo fratello John lo abbandona. Gioca nei Toronto Blizzard, ma torna presto in Inghilterra, con i dilettanti del Leatherhead, poi nel Torquay United. Nel 1993 si trasferisce in Scozia, ingaggiato prima dagli Airdrieonians, poi dagli Hearts of Midlothian, dopo una brevissima parentesi in Svezia nel Trelleborg. Anche qui finisce al centro di diversi scandali. Si vocifera di una presunta relazione con Stephen Mulligan, parlamentare morto qualche mese prima in seguito ad un gioco erotico finito male. Così Justin viene di nuovo cacciato e costretto ad emigrare in Nuova Zelanda. Le ultime avventura con Atlanta Ruckus e Miramar Rangers. Nel 1997 appende gli scarpini al chiodo.
Il 25 marzo 1998, un ragazzo di 17 anni telefona alla polizia accusando Fashanu di averlo narcotizzato per poterlo violentare mentre era incosciente, aggiungendo che nel momento in cui si era svegliato gli stava praticando il coito orale su di lui. Un barista testimoniò di avere venduto loro della birra. Justin Fashanu fu interrogato dalla polizia il 26 marzo, ma, poiché offrì la massima collaborazione, dopo l’interrogatorio non fu ritenuto necessario il carcere preventivo. Fashanu si dichiara disponibile a sottoporsi al test del poligrafo e a fornire spontaneamente campioni di DNA, ma il 3 aprile fugge in Inghilterra. La polizia perquisisce l’appartamento ma lo ritrova vuoto. La sera del 2 maggio Justin Fashanu si reca in una sauna gay a Shoreditch. Telefona al fratello John, senza dire nulla. John lo riconosce e riattacca. Il 3 maggio il corpo di Justin Fashanu viene ritrovato impiccato con un cavo elettrico, all’interno di un locale abbandonato. Prima di morire, Justin ha scritto un biglietto: “Desidero dichiarare che non ho mai e poi mai stuprato quel giovane. Sì, abbiamo avuto un rapporto basato sul consenso reciproco, dopodiché la mattina lui mi ha chiesto denaro. Quando io ho risposto ‘no’, mi ha detto: ‘Aspetta e vedrai’. Non voglio dare altri motivi di imbarazzo ai miei amici e alla mia famiglia. Spero che il Gesù che che amo mi accolga e che io possa infine trovare la pace“. Le accuse di stupro caddero per mancanza di prove.