Andy van der Meyde è esploso nel settore giovanile dell’Ajax. Faceva parte di una squadra che riuscì ad approdare tra le migliori d’Europa. Classe 1979, van der Meyde segnava e sfornava assist, da ala. Dick Advocaat lo fece esordire anche con la maglia della nazionale. Una carriera destinata a decollare. Su di lui ci sono diversi club ma l’Inter è la più lesta di tutti e nell’estate 2003 per 8 milioni di euro lo acquista. Ma il carattere irrequieto del giocatore, che nelle notti di Amsterdam insieme a Ibrahimovic e Mido si sfidava in gare di velocità al volante di auto di lusso (oltre ad altri vizi), ne freneranno la carriera.
Già l’arrivo a Milano è scioccante, come ammette van der Meyde nella sua autobiografia. Dopo una settimana la nostalgia di casa è talmente forte che telefona al team manager implorandolo di riportarlo all’Ajax. Nonostante un inizio promettente, si perderà per strada. Conquista anche una maglia per l’Europeo del 2004. Dopo stagioni altalenanti, l’Inter decide di cederlo. Potrebbe finire al Monaco, ma si intromette la compagna. Appassionata di animali, aveva reso la casa praticamente uno zoo, con cani, cavalli, tartarughe, zebre e persino un cammello. E Montecarlo non era il luogo adatto per trasferire il tutto. All’ultimo giorno di mercato estivo del 2005 arriva però l’offerta dell’Everton e il giocatore accetta al volo.
Tra infortuni e notti brave nei locali della città, dove passa con facilità da alcool a droghe e da una donna all’altra, andrà anche peggio che a Milano. La moglie lo fa seguire da un detective, che lo becca durante i tradimenti. Il calciatore perde la possibilità di vedere i figli. Arriva anche la depressione a peggiorare la situazione. Il PSV Eindhoven prova a dargli un’ultima chance, ma il calciatore è impresentabile e infatti non scenderà mai in campo. In compenso si inimicherà sia i tifosi de PSV, che non lo vogliono per via di un tatuaggio con scritto ‘Ajax’ in gotico, sia quelli dell’Ajax che lo vogliono cancellato. La sua carriera è al termine.
Si dedica all’autobiografia ‘Senza pietà’, in cui svela alcuni retroscena. Ecco qualche stralcio: “Entrai nell’Ajax giovanissimo, e la prima cosa che feci fu quella di chiedere di giocare col cognome di mia madre. Odiavo mio padre perchè era un alcolizzato. In società, però, non ne vollero sapere. Quelli con cui legai di più furono Mido ed Ibrahimovic. Erano due matti, si sfidavano facendo delle corse notturne pazzesche sull’anello A10 di Amsterdam. Mido aveva una Ferrari, Zlatan un Mercedes SL AMG. Ad avvicinarmi al fumo fu invece Thomas Galasek“.
Gli anni in nerazzurro: “L’Inter mi chiese con insistenza, ed io volli andarci, nonostante il mio allenatore, Ronald Koeman, non mi ritenesse maturo per trasferirmi all’estero. Tuttavia, dopo appena una settimana di soggiorni milanese, chiama il team manager dell’Ajax e lo pregai di riportarmi in Olanda. Non me ne fregava nulla del denaro. Volevo solo tornare ad Amsterdam. Trasferirmi dall’Ajax all’Inter è stato come passare da un negozietto ad una multinazionale. Furono anni pazzeschi, e guadagnai un mucchio di soldi. Ogni qualvolta vincevamo una partita, Moratti ci dava 50.000 euro a testa. Lì io e mia moglie conducemmo una vita assurda. Avevamo uno zoo nel giardino di casa. Sì, un vero e proprio zoo! Lei era una fanatica di animali, possedevamo cani, zebre, pappagalli, cavalli e via dicendo! Un giorno arrivai in garage, c’era buio, intravidi una sagoma grande: era un cammello! Figuratevi che per lei rifiutai di andare a giocare al Monaco, perchè a Montecarlo c’erano solo appartamenti e non c’era spazio per gli animali“.
Poi la firma con l’Everton: “I dirigenti dei Toffees mi offrirono un contratto di 37.000 euro la settimana. Era più del doppio di quanto guadagnassi all’Inter. Ovviamente firmai immediatamente. Appena giunsi a Liverpool feci due cose: comprare una Ferrari ed ubriacarmi in uno dei pub più famosi del posto. Dopo me ne andai in uno strip club, e lì conobbi Lisa, una spogliarellista di cui mi innamorai. Mia moglie Dayana si accorse presto dei mille tradimenti che subì, anche perchè non mi facevo scrupoli nell’andare a letto con una ragazza conosciuta al semaforo piuttosto che con l’igienista mentale. Così non mi fece più vedere le mie due figlie. Una sera andai a Manchester e mi scolai una bottiglia di rum, così l’indomani mi recai all’allenamento ubriaco. Fece la mia miglior performance di sempre, ma la mia ubriachezza non riuscii a nasconderla. Presto iniziarono anche i problemi della figlia che ebbi con Lisa, Dolce. Ebbe gravi disturbi all’intestino, e ad 8 anni fu operata ben due volte. Io per dormire avevo bisogno di pillole pesanti, per le quali serviva prescrizione medica. Così le rubai dallo studio medico dell’Everton. ma se ne accorsero. Da lì continuò repentinamente la mia caduta verso l’inferno. Arrivarono le feste, il vino, ed anche la cocaina. Ad un certo punto realizzai che se non me ne fossi andato da Liverpool sarei morto. E così feci“.
Dopo l’addio al calcio una nuova missione: “Ora sono felice. Non sono più milionario ma non mi importa. Voglio solo allenare qualche squadra a livello giovanile. Penso che nessuno, più di me, sia adatto ad insegnare ai bambini ed ai ragazzi quali errori non vadano assolutamente fatti“. E chi meglio di lui?