La prima Serie A dopo la quarantena: ci sarà un motivo se è “pazza Inter”. L’Atalanta? Si sono allenati di nascosto…

Dopo i quattro recuperi dello scorso weekend, la Serie A è ripartita a pieno regime. La ventisettesima giornata ha già detto tanto in chiave futura

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Palomino
Photo by Claudio Villa/Getty Images

Il calcio ci mancava. Finalmente si è ripartiti a pieno regime, dopo i quattro recuperi dello scorso weekend. Una ventisettesima giornata di Serie A spalmata su tre giorni, che ha già detto tanto sul possibile finale di questa stagione. Ci ha detto, ad esempio, che la Juventus è sempre la squadra da battere. Qualche passo falso in Coppa Italia e subito a criticare la squadra di Sarri, tutti a pensare che l’era Juve fosse finita. E, invece…tutti a ricredersi dopo una partita dominata a Bologna. Come non bisognava sparare a zero dopo due pareggi in Coppa Italia (con la sconfitta ai rigori in finale), non bisogna tornare ad esaltare i bianconeri dopo soli 90′ ottimi contro i felsinei. Ma la Juve ha dimostrato come qualche partita per carburare sia fisiologica ed è tornata a fare quello che sa fare meglio: vincere. Cosa che invece non è riuscita alla Lazio, all’esordio. Certo, l’avversaria non era esattamente la più abbordabile. L’Atalanta di questi tempi potrebbe battere chiunque. E la squadra di Simone Inzaghi ha pagato la prima. Partenza sprint: 0-2 dopo 10 minuti e strada che sembrava in discesa. Addirittura due clamorose occasioni per fare il terzo gol e chiudere la partita. Poi il buio. Il gol di Gosens ha invece riacceso l’Atalanta, che come dice Gomez “ha bisogno di qualche minuto. Non approccia bene”. E’ vero, anche contro il Sassuolo i primi venti minuti della Dea sono stati giocati male e la squadra di Gasperini ha sofferto e rischiato parecchio. I neroverdi non ne avevano approfittato e la banda orobica si era scatenata poco dopo. La Lazio ha provato a prendere il largo, ma se abbassi di un minimo l’attenzione o il ritmo questa Atalanta ti punisce. Un gioco che sfianca e ti mette alle corde e quando sei cotto a puntino ti manda KO. Chi poteva approfittarne era l’Inter (pur avendo giocato prima). E invece anche i nerazzurri sprecano l’occasione. Se ti chiamano ‘Pazza Inter’ un motivo ci sarà. E la squadra di Conte lo ha dimostrato contro il Sassuolo. Subito sotto, poi la rimonta. E un finale ai limiti del paranormale. Dal gol sbagliato da Gagliardini, al mancato penalty assegnato al Sassuolo per il fallo di mano di Ashley Young, a quello assegnato per l’ingenuità dello stesso inglese fino ai gol di Borja Valero e Magnani. Così, di certo, non si può nemmeno pensare di lottare per lo scudetto. E i tre punti conquistati nel recupero contro la Sampdoria sono serviti a ben poco.

Dzeko
Photo by Paolo Bruno/Getty Images

Poi ci sono le “altre”. Quella Roma che spreca tantissimo contro la Sampdoria e regala palle gol a profusione. Poi ne esce fuori grazie ad un campione come Edin Dzeko. L’attaccante bosniaco si inventa due reti da fenomeno e porta i tre punti ai giallorossi, utili a rimanere a -6 dall’inarrestabile Atalanta e sperare ancora nel quarto posto. E dire che Dzeko era praticamente venduto all’Inter solo qualche mese fa. C’è il Napoli di Gattuso, capace di vincere la Coppa Italia e di infilare 9 vittorie nelle ultime 12 partite. Peccato che ad inizio campionato i partenopei si siano presi qualche mese in più di vacanza. Il quarto posto sembra un obiettivo irraggiungibile, ma c’è da scommettere che la squadra di Gattuso (nonostante la certezza di partecipare alla prossima Europa League) non mollerà fino all’ultima giornata. C’è un Milan che vince e convince a Lecce e si rilancia prepotentemente in zona Europa League. I rossoneri saranno chiamati alla prova del nove domenica prossima, quando a ‘San Siro’ arriverà la Roma. Lì scopriremo di che pasta è fatta la squadra di Pioli. C’è il Parma che torna a sognare l’Europa a distanza di 20 anni. Una squadra ben assortita in ogni reparto, capace di sopperire agli infortuni occorsi ripetutamente nel corso della stagione, con dei “comprimari” all’altezza. Cornelius ha rimpiazzato alla grande Inglese, Iacoponi si è riscoperto difensore centrale e il centrocampo crociato ha qualità e quantità per ambire a qualcosa in più di una semplice salvezza. Se a tutto ciò aggiungiamo un Gervinho devastante quando è in giornata, un Kulusevski che sembra già pronto per la Juventus e un tecnico preparato e tra i più bravi e giovani del panorama italiano come D’Aversa, il mix è pronto. C’è un Verona che esce ridimensionato, ma non troppo, dalla gara contro il Napoli. Una sconfitta netta, ma gli uomini di Juric (come spesso ripetuto dal tecnico) non sono chiamati a qualificarsi in Europa, anzi. L’obiettivo, da neopromossa, è mantenere la categoria. E se i fatidici 40 punti sono la quota da raggiungere per essere tranquilli agli scaligeri mancano solo due gradini. Poi quel che verrà sarà solo di guadagnato.

Sirigu
Photo by Valerio Pennicino/Getty Images

Il Cagliari di Zenga è tornato a vincere dopo un’eternità. E’ vero c’è stato lo stop forzato, ma i sardi non gioivano da tempo. La zampata di Simeone ridà respiro agli isolani. A metà classifica anche il Bologna di Mihajlovic, fresco di rinnovo. La Juve non era l’avversaria migliore per ripartire, ma contro la Sampdoria servirà un’altra squadra, combattiva come il suo allenatore. Il Sassuolo ha dimostrato di essere, ancora una volta, avversario ostico per tutti. Dopo aver messo in difficoltà l’Atalanta (almeno nei primi 25 minuti) è andato a ‘San Siro’ voglioso di riscatto e di fare la partita. Per lunghi tratti c’è riuscito e De Zerbi può essere soddisfatto per il calcio espresso dalla sua squadra nelle ultime due stagioni, sempre piacevole da vedere. Riemerge dagli abissi il Torino. Una gara di sofferenza contro l’Udinese, con Sirigu migliore in campo. Ma la vittoria serviva come il pane e i tre punti sono arrivati. Ora i granata puntano a dare continuità per tirarsi definitivamente fuori da una zona rossa che non appartiene alla storia e al valore della rosa del Torino. Occasione sprecata dalla Fiorentina di Iachini, che non è andata oltre il pari interno contro un Brescia quasi spacciato. Chiesa e Vlahovic incapaci di pungere, un Ribery ritrovato ma lasciato spesso da solo. La strada per la salvezza è ancora lunga. Come lunga è anche quella per Udinese, Sampdoria, Genoa e Lecce. I friulani continuano a mostrare i soliti problemi: creano tanto, segnano col contagocce. E nel calcio il gol è un dettaglio non trascurabile. Le genovesi continuano a mostrare difficoltà. Ma se da un lato la Sampdoria ha dato filo da torcere alla Roma (e in parte anche all’Inter, specie nella ripresa), mostrando trame di gioco interessanti e una discreta organizzazione, dall’altro il Genoa ha fatto vedere di essere poco attrezzato per rimanere in Serie A. Il Parma ha banchettato al ‘Ferraris’ e il Grifone non ha mai dato la sensazione di poter mettere in difficoltà i ducali. Di questo passo il Genoa può sperare solo che siano le altre a fare peggio. Il Lecce gioca meglio in trasferta che in casa, e lo sapevamo. Ma ultimamente, cioè pre-Covid, si erano visti miglioramenti anche al ‘Via del Mare’. Contro il Milan, invece, sono tornati gli stessi difetti. Liverani ha dimostrato di sapere come togliere dalle difficoltà la sua squadra e ci proverà ancora una volta nelle prossime settimane, anche se l’avversaria di venerdì si chiama Juventus. A chiudere la classifica ci sono SPAL e Brescia. Le due squadre sembrano ormai condannate alla retrocessione e, a meno di clamorosi miracoli calcistici, finiranno in B. Le gare rispettivamente contro Cagliari e Fiorentina hanno portato alla luce difetti di vecchia data e le speranze rimaste ai tifosi sono davvero ridotte all’osso. La Serie A ha già detto tanto, ma tanto ancora c’è da dire e da scrivere. Non resta che darvi appuntamento alla ventottesima giornata, che sicuramente riserverà sorprese e nuovi spunti.

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