Clarence Seedorf, il litigio con Ibra e le ciabatte in panchina. L’accordo con il Real di Capello in un garage

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Clarence Seedorf, ex calciatore olandese

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“Ricordo la prima partita in cui l’ho visto. Era contro l’Auxerre, giocava nell’Ajax. Fu una cosa strana, perché quando è entrato, comandò da subito il gioco e gli altri giocatori davano tutti la palla a lui. Qual è la cosa strana? Aveva 16 anni…”. Basterebbe questa frase di Lilian Thuram per descriverlo. Clarence Clyde Seedorf da Paramaribo, uno dei calciatori più vincenti della storia del calcio moderno. Cresciuto nelle giovanili dell’Ajax, in tre stagioni con i Lancieri vince una Coppa dei Paesi Bassi, due campionati, due Supercoppe olandesi e una Champions League. Nel 1995 passa alla Sampdoria e dopo un solo anno si trasferisce al Real Madrid: in tre stagioni e mezza conquista un campionato spagnolo, una Supercoppa di Spagna, una Champions League e una Coppa Intercontinentale. Nel dicembre 1998 torna in Italia, andando a giocare per l’Inter ma dopo due anni e mezzo senza conquistare alcun trofeo, Seedorf nel 2002 firma per il Milan. Nella prima stagione vince la Coppa Italia e la Champions League, mentre l’anno dopo vince la Supercoppa italiana e lo scudetto. Nel 2007 vince la sua quarta Champions League, seguita nella stagione successiva dalla Supercoppa UEFA e dal Mondiale per club. Nel 2011, a sette anni di distanza, Seedorf conquista il suo secondo e ultimo scudetto. Ad agosto vince il suo ultimo titolo italiano, la Supercoppa italiana. Nel giugno 2012 lascia il Milan, andando a chiudere la sua carriera da calciatore al Botafogo. In Brasile Seedorf vince un campionato Carioca.

Appesi gli scarpini al chiodo, ha allenato Milan, Shenzen, Deportivo la Coruna e Camerun. Tanti gli aneddoti su Seedorf, alcuni raccontati anche in prima persona. Tante anche le curiosità: per più di un anno, dall’agosto 2009 all’ottobre 2010, Seedorf ha tenuto una rubrica sul New York Times, “Seedorf Risponde”. Dal 2009 al maggio del 2013 Seedorf fu il proprietario del Monza.

Nella storia rimane un episodio legato al derby contro l’Inter: si era sparsa la voce che durante quella partita persa per 4-0 si fosse seduto in panchina in ciabatte e si fosse attardato nel dare il cambio a Gennaro Gattuso, che pochi minuti prima di essere sostituito con lo stesso Seedorf venne espulso. L’olandese si difese dicendo che era in scarpe da ginnastica, e non in ciabatte.

Seedorf è l’unico calciatore ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse: la vinse con l’Ajax a 19 anni, con il Real Madrid a 22, con il Milan a 27 e 31. Nel 2008, a 32 anni, era uno dei giocatori più esperti di una delle nazionali più forti del mondo, l’Olanda. Il 6 maggio fu convocato dall’allora allenatore Marco van Basten per giocare gli Europei del 2008. Il 12 maggio, però, Seedorf telefonò a Van Basten e gli chiese di essere tolto dalla lista dei convocati. Alla base della decisione alcuni dissidi sulla gestione del gruppo da parte del ‘Cigno di Utrecht’.

Quando divenne allenatore del Milan chiese alla dirigenza una panchina sopraelevata: “Quando mi nominarono tecnico del club mi ero reso conto che dalla panchina vedevo solo i piedi dei giocatori. Così chiesi cortesemente se fosse possibile installarne una a bordo campo per avere un’ottima visione. Devo dire che molti hanno fatto uso di questa mia novità e sono contento”.

Un aneddoto raccontato da Cassano: “Io devo ringraziare Allegri per quello che ha fatto. C’è un episodio che posso raccontare perché è ormai in prescrizione. Il litigio tra Ibra e Seedorf prima di Fiorentina-Milan che poi abbiamo vinto due a zero. Clarence ha preso la palla e ha detto oggi non ci alleniamo. Ibra stava andando incontro a lui. Allegri ha preso la palla e ci ha fatto mettere in cerchio dicendoci che era lui a comandare e dovevamo fare quello che diceva lui. Litigate, vi insultate ma fate quello che dico io. Sono andati in campo sia Seedorf che Ibra e abbiamo vinto sei-sette partite di fila. Ti fa capire il grande campione e il grande gestore”.

Infine un siparietto con Capello e il suo “particolare” passaggio al Real Madrid: “Il Real Madrid mi voleva da quando avevo 14 anni, ma i miei genitori non me l’avrebbero mai permesso. Loro volevano che finissi gli studi in Olanda e accettai. Quando giocavo in Italia, alla Sampdoria, dopo l’ultima partita del campionato mi ritrovai nel garage dello stadio e sentii una voce che mi chiedeva ‘Ciao Clarence, vuoi venire al Real con me?’ Risposi ‘Certo che sì signore’, quella voce era di Fabio Capello, il resto lo sapete”.