Miroslav Klose, da falegname a bomber. L’odio per i social, la puntualità e il bacio del corriere tifoso

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica 'L'uomo del giorno'. Protagonista di oggi è Miroslav Klose, ex attaccante tedesco

CalcioWeb

Torna il nostro classico appuntamento con la rubrica “L’uomo del giorno“. Protagonista è Miroslav Josef Klose, ex attaccante. Nato ad Opole, in Polonia, nel 1978, Klose si trasferisce da piccolo in Germania e inizia a giocare in club minori tedeschi. Nel 1999 arriva la sua prima grande occasione con la maglia del Kaiserslautern. Si consacra con la maglia del Werder Brema segnando 53 gol in 89 partite. Attira su di sé le attenzioni del Bayern Monaco e si dimostra un cecchino anche con i bavaresi. Nella stagione 2011-2012 arriva in Italia per l’ultima parentesi della sua carriera con la maglia della Lazio: con i bianco-celesti segna 63 gol in 171 presenze in tutte le competizioni.

Le cose migliori, però, Klose le ha fatte con la maglia della nazionale tedesca, con la quale ha segnato 71 reti in 137 gettoni. Con 16 reti è il miglior marcatore della storia dei Mondiali, insieme a Pelé e Seeler è stato in gradi di segnare almeno un gol in quattro diverse edizioni della Coppa del Mondo ed è il miglior marcatore di tutti i tempi della Germania. Inoltre, Miro ha un curioso record: quando lui è andato in rete la Germania non ha mai perso. Klose è stato uno dei migliori attaccanti della sua generazione: un cecchino d’area di rigore, quasi infallibile davanti al portiere, forte di testa e bravissimo a giocare sulla linea del fuorigioco. Famosissima la sua esultanza con la capriola dopo i gol. Dopo essere stato per due anni collaboratore tecnico di Joachim Löw nella Nazionale tedesca, poi allenatore dell’Under 17 del Bayern Monaco. Anche il padre Jozef era un calciatore professionista mentre la madre era una giocatrice di pallamano. Si è sposato con Sylwia ed è padre dei due gemellini Luan e Noah.

Klose non ama particolarmente i social: “Non ho bisogno di mettere in scena la mia vita. Ci sono probabilmente centinaia di profili con il mio nome, ma non sono io ovviamente. Penso che non sia così interessante mostrare cosa faccio nella mia vita privata. Ci sarà davvero qualcuno che vuole vedere come mangio, come bevo o come gioco con i miei figli? Non credo”.

Klose ha lavorato anche come falegname: “Dopo la scuola ho trascorso tre anni come apprendista presso un falegname. È stato un periodo importante che mi ha plasmato. Passavo giorni e giorni in piedi in garage a tagliare il legno, a ordinarlo per poi montarlo sui tetti delle case. Da quel momento ho capito il risultato degli sforzi compiuti. La cosa importante è essere in grado di vedere i risultati per rendersi conto della qualità del lavoro svolto”.

La puntualità è una delle sue prerogative migliori: “Nella mia carriera, lunga 17 anni, non sono mai arrivato in ritardo. Solo una volta è successo, ma l’autostrada era chiusa perciò non era colpa mia. Quando sono arrivato alla Lazio ho cercato di far diventare puntuali i miei compagni di squadra, ma non ci sono riuscito”.

Diversi gli aneddoti legati agli anni alla Lazio: “Ho anche bevuto il vino lì, non avevo quasi mai toccato l’alcol fino a quel momento. Sono diventato praticamente un esperto. Con la Lazio spesso raccoglievo i palloni a fine allenamento. Per me era una cosa normale, non lo facevo per dimostrare agli altri che ero più diligente di loro. Ci sono molti giocatori che cercano di evitare in tutti i modi di farlo. Io non sono mai stato uno di questi. Generalmente sono sempre stato abituato al fatto che gli allenatori assegnano penalità se manca un pallone dopo l’allenamento. Nella mia testa si accende sempre la lampadina di allarme: non deve mancarne nemmeno uno”.

Curioso episodio raccontato da Klose: “Una mattina suonò il corriere a casa, si presentò come un grande fan della Lazio. Mi ha parlato molto, io in realtà ho capito poco, poi alla fine ha detto: ‘Un momento’. Si è inginocchiato e mi ha baciato il piede destro“.

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