José René Higuita Zapata è il leggendario portiere colombiano. Conosciuto in tutto il mondo per ‘il colpo dello scorpione‘, una sorta di parata acrobatica da lui stesso inventata: in pratica, lasciava andare il pallone fin dietro la schiena per poi andare indietro con le gambe e respingerlo con le suole delle scarpe. Personalità stravagante e un po’ fuori dagli schemi. Non per niente, per ben due volte ha avuto a che fare con la giustizia: nel 1993 fu arrestato perché fece da mediatore in un sequestro senza avvisare la polizia, nel 2004 fu trovato positivo alla cocaina in un test antidoping mentre disputava il campionato ecuadoriano.
La sua carriera è perlopiù contrassegnata dalle esperienze sudamericane, precisamente tra Colombia, Ecuador, Messico e Venezuela. Breve parentesi anche in Spagna, al Real Valladolid, nei primi anni da professionista. Con la nazionale gioca 68 partite tra l’87 e il ’99 e mette anche a segno tre reti. E’ protagonista, ad Italia ’90, di un episodio determinante per la sua squadra: nel corso degli ottavi di finale contro il Camerun, sale da solo palla al piede fino a centrocampo (era solito farlo), Roger Milla gli ruba il pallone, deposita in rete a porta sguarnita ed elimina i Cafeteros dalla competizione. Dopo aver terminato la carriera da calciatore, inizia quella da allenatore dei portieri, tra Real Valladolis, Al Nassr e Atletico Nacional.
La leggendaria parata dello scorpione nacque nel 1995 in un’amichevole tra Inghilterra e Colombia, grazie a Jamie Redknapp, figlio dell’allenatore Harry: “Minuto 22. C’era questo ragazzo inglese che debuttava, Jamie Redknapp. Mise un pallone al centro che voleva essere un cross, ma lo colpì male. La traiettoria era stretta. Anziché filare profonda verso l’area, mi puntò. Viaggiava dritta verso di me. Verso la porta. Vidi con la coda dell’occhio il guardalinee che alzava la bandierina per segnalare un fuorigioco. Era arrivato il momento. Allora mi sono tuffato in avanti, il busto parallelo al prato, le gambe piegate all’interno, le suole delle scarpe dritte. L’ho presa così. Una parata che dovette piacere pure al guardalinee, infatti abbassò subito la bandierina, mentre la folla gridava e i miei compagni mi guardavano come se avessi perso all’improvviso i riccioli, i baffi e la barba. Con quella parata ho scolpito un gesto per sempre, ma diciamo la verità, ho reso celebre soprattutto Redknapp”.
Higuita ha sempre vantato un’amicizia con Pablo Escobar. Ne ha parlato qualche mese fa a ‘Fox Sports’: “Le autorità in Colombia mi hanno detto di consegnare Pablo Escobar in modo da non arrestarmi. Sapevano che ero innocente, ma in tutte le persecuzioni che avevano iniziato contro di lui, iniziarono a mettere i suoi conoscenti in prigione. La gente mi considerava suo amico dopo che l’ho visitato nel carcere di La Catedral. Risposi che non sapevo nulla e che anche se avessi saputo non avrei detto nulla. Era compito delle autorità. Io ero grato a Pablo Escobar per aver illuminato i campi da calcio quando nessun altro lo aveva fatto. Io mi mostro per quello che sono: l’amico di tutti. Che sia stato amico di Pablo Escobar non significa che io sia un narcotrafficante. A qualcuno piacerà, altri mi considereranno un nemico. Ciò che mi riempie d’orgoglio è essere stato un calciatore”.