Scontri Serbia-Albania: facciamo chiarezza sugli eventi dentro e fuori dal campo [FOTO E VIDEO]

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CalcioWeb

457212648-2Quella degli scontri avvenuti a Belgrado durante Serbia-Albania è la notizia del giorno, non solo dal punto di vista calcistico. In quest’occasione, infatti, i limiti dello sport sono stati ampiamente valicati, anzi, il calcio è stato semplicemente il mezzo per veicolare un messaggio totalmente politico, storico e sociale.

LA GARA – Ritenuta a rischio dalla UEFA, la quale aveva vietato la trasferta agli albanesi, la gara ha comunque fatto registrare incidenti. Infatti, un drone con su appesa una bandiera che raffigura gli eroi nazionali Ismail Qemali e Isa Boletini e la sagoma del territorio del Kosovo con all’interno il simbolo albanese ha sorvolato il terreno di gioco del Partizan Stadium dopo 41 minuti
I giocatori di entrambe le squadre inizialmente guardano con ovvia sorpresa l’oggetto volare sulle loro teste sventolando una bandiera che porta con sé parecchie, pericolose implicazioni, fin quando Mitrovic non la afferra energicamente per farla sparire.
A quel punto inizia il putiferio: I giocatori albanesi si scagliano contro il difensore, che viene difeso da compagni di squadra e da alcuni tifosi di casa che sono riusciti a irrompere in campo. Tra di essi, incredibilmente, anche Ivan Bogdanov.

CORI PER PUTIN – Gli scontri continuano sul rettangolo verde e sugli spalti si bruciano bandiere della NATO, che amministra il Kosovo dal 2008, sottraendolo di fatto alla Serbia, e si inneggia a Vladimir Putin (la Russia è uno dei 51 Stati Membri che non ne riconoscono l’indipendenza). La polizia deve intervenire.
Il direttore di gara Martin Atkinson decide, dopo aver vanamente cercato di convincere gli albanesi a riprendere la gara, di sospenderla definitivamente. Gli ospiti, allenati da Gianni De Biasi, si chiudono negli spogliatoi, da dove usciranno solo in tarda notte.

MANIFESTAZIONI IN PIAZZA  A Tirana, intanto, la piazza Madre Teresa di Calcutta si riempie di manifestanti che sventolano il vessillo con l’aquila bifronte, inneggiando alla Grande Albania, ovvero l’insieme di quei territori sottratti a Tirana dopo la I Guerra Mondiale e ora appartenenti a Serbia, Montenegro, Grecia e Macedonia, oltre ovviamente al Kosovo.

I POLITICI ALBANESI – Dopo aver smentito l’indiscrezione lanciata dal quotidiano serbo Blic, che voleva il fratello “pilota” del drone, il premier albanese Edi Rama, si dice orgoglioso per quanto riguarda l’aspetto calcistico, ma nel contempo “dispiaciuto per lo spettacolo vergognoso“.
L’ex primo ministro Majko commenta invece: “La storia ha battuto il calcio

LE REAZIONI DEI SERBI – Dal mondo politico e diplomatico serbo arrivano invece parole di grande indignazione. Il ministro degli esteri Dadic ha dichiarato a Blic:
“Una cosa del genere non è mai accaduta in nessun campo di calcio. Attendo di vedere come reagiranno l’Unione Europea e la Uefa, poiché se fosse stato un serbo a far volare la bandiera della “Grande Serbia” a Tirana o a Pristina, la cosa sarebbe già nell’agenda del consiglio di sicurezza dell’Onu. Il tutto ha assunto una dimensione politica, e si tratta di una provocazione politica. La Serbia non ha alcuna responsabilità per la sospensione della partita”.
Dello stesso tenore anche Vanja Udovic, ministro dello sport e della gioventù, che ha parlato di “brutale abuso dello sport da parte di estremisti albanesi”.

LA SITUAZIONE DOPO LA NOTTE – Se, sotto l’aspetto puramente sportivo, ora gli albanesi sperano nel 3-0 a tavolino, dal punto di vista sociale si sta alimentando il movimento identitario, con manifestazioni pro-Albania anche in Macedonia.

Ecco il video e le foto degli scontri in campo:

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