Inter, l’ammissione di Moratti: “vi svelo il più grande errore della mia gestione”

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Massimo Moratti ammette un suo errore da presidente dell’Inter: la scelta di Benitez non è stata certo fortunata in casa nerazzurra

Abbiamo sbagliato l’allenatore. E’ un grande professionista ma c’era una grandissima differenza di carattere comunicativo e di rapporti”. Massimo Moratti, a distanza di tempo, continua a rimpiangere la scelta di aver affidato a Benitez l’Inter post-triplete. L’ex presidente nerazzurro e’ intervenuto oggi alla presentazione del libro di Ivan Ramiro Cordoba, “Combattere da uomo”, ed e’ stata l’occasione per ricordare gli ultimi anni della sua presidenza e non solo. “Io non ho fatto niente per rompere le scatole a lui, pero’ a un certo punto mi veniva anche voglia perche’ sembrava che prima di tutto non potessimo festeggiare niente, perche’ vivevamo in un clima del terrore e dovevamo fare attenzione a non offendere nessuno. In questa situazione non c’era entusiasmo, che e’ la cosa che poi ti fa vincere – racconta ancora Moratti sul periodo di Benitez – Cosi’ abbiamo puntato a Leonardo, per me uno dei migliori allenatori che abbia avuto. Un ragazzo intelligente, ottimo come dirigente e come allenatore”. Tra le vittorie piu’ belle, quella della Coppa Italia del 2005. “C’era un po’ di snobismo perche’ la Coppa Italia non viene considerata un titolo importante e non si festeggia, ma allora era importante perche’ il Milan aveva perso la Champions a Istanbul contro il Liverpool. Ricordo che allo stadio avevano portato due coppe ed era come se noi avessimo vinto la Champions. Da li’ si capi’ che qualcosa era scattato”. E quello fu anche il primo successo di Cordoba in nerazzurro. “Un gruppo dentro al gruppo, un gruppo che alimenta il gruppo. In quel momento, agli inizi, noi cercavamo di fare tutto al massimo, ma qualche forza strana non ci lasciava andare piu’ in la’. Poi abbiamo saputo quale fosse questa forza…”.

LaPresse
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“Ci sono state serate molto intense, molto particolari – ricorda ancora l’ex difensore colombiano – Quell’anima che ha portato avanti la squadra derivava anche da sconfitte molto pesanti. Le gioie che abbiamo avuto dopo non sarebbero mai state cosi’ belle senza quei momenti difficili. Mi vengono ancora in mente quelle immagini quando alzi la prima Coppa Italia. Forse avevamo festeggiato un po’ esageratamente, ma per noi era come vincere una Champions. Da li’ e’ cominciato tutto”. A portare Cordoba in Italia fu proprio Moratti. “Arrivo’ questa cassetta su indicazione di Marcello Lippi, che allora era il nostro allenatore. Al di la’ delle caratteristiche che poi tutti abbiamo imparato ad apprezzare, forza, elasticita’, grinta, velocita’, quello che mi colpi’ fu la forte personalita’. Nonostante giocasse in un club argentino come il San Lorenzo, aveva gli incarichi di maggior spessore, tirava le punizioni, calciava i rigori. Questo ci metteva nelle condizioni di fidarci di lui”. Tema sempre dibattuto quello degli arbitri. “Tante volte dico che gli arbitri dovrebbero giocare a calcio a un certo livello e poi diventare arbitri – ha detto ancora Cordoba – Solo cosi’ capisci quando un giocatore si e’ buttato, quando ha fatto finta. Il calcio e’ agonismo, sudore, a volte sangue. Non e’ possibile che nessuno ti possa toccare: allora vai a giocare con le bambole. Mi e’ capitato di dirlo a Totti, a Inzaghi… Grandi campioni, per carita’. Pero’ mi hanno fatto arrabbiare parecchio”. (ITALPRESS).

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