Tutta l’amarezza di José Altafini: “ho la pensione sociale, 700 euro”

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José Altafini si racconta, ecco tutti i retroscena raccontati in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ dopo il sofferto addio alle telecronache di Sky: “Campi in erba sintetica, l’azienda non è mia, magari. Io aiuto, trovo clienti, faccio, promuovo. Sono testimonial. L’erba sintetica è il futuro, altro che il fango dove giocavo io. È una bella cosa e mi serve anche. Devo lavorare, bisogna sempre lavorare a questo mondo, chi si ferma è perduto. La dorata pensione del campione? Io non ho la pensione da calciatore, non sono riuscito a farla. Ho versato solo tre anni di contributi. Quando ero andato a chiedere il riscatto mi avevano chiesto 70 milioni di lire di arretrati e ho detto ciao amici. Ho la pensione sociale: 700 euro al mese. Diciamo che sono tornato un po’ alle origini. Ma le scarpe ce le ho ancora, eh”.

“Quando un uomo vive senza mai pensare ai soldi, i soldi non li fa. E io ho vissuto così. Non ho mai cercato il denaro. Volevo solo divertirmi, in campo e fuori, senza tanti calcoli. Ho molti difetti ma non sono tirchio e nemmeno invidioso dei miliardari. Tra l’altro, non riesco a chiederli i soldi, non l’ho mai fatto. Anche adesso, faccio fatica a dire quanto voglio di cachet per partecipare a un evento. E così ho un cachet bassissimo. Diciamo che devo lavorare per vivere ma sono contento. Sono arrivati dei personaggi che mi facevano la guerra per prendere il mio posto e io ho detto tanti saluti, amici. In Italia a volte viene premiata la raccomandazione e non la competenza. Mettono i giovani che urlano senza fantasia. Quando li sento abbasso il volume. Io ho inventato il manuale del calcio, il golasso… È stata una vita bellissima, tutto quello che sognavo mi è capitato. Ho sposato la donna che amavo e fatto il lavoro che desideravo. E non stavo tanto lì a guardare orari e diete come fanno adesso. Io ingrassavo ma mi divertivo, soprattutto al Napoli quando lo allenava Pesaola. Con lui in campo si entrava e si usciva ridendo. ‘E non rientrare prima delle tre di notte’, diceva. Non mi sono mai piaciuti quelli che ti stanno col fiato sul collo. Tipo Conte adesso, io scapperei…”. 

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