Calcio-scommesse, Cristiano Doni: “che imbecille che sono stato…”

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Per Cristiano Doni “la cosa piu’ difficile e’ stata preparare mia figlia, spiegarle quello che era accaduto al papa'”. Inizia cosi’ l’intervista-confessione che Cristiano Doni ha concesso alla Gazzetta dello Sport. L’ex capitano dell’Atalanta parla di tutto anche con il quotidiano “La Repubblica”, il suo racconto parte dalla partita con la Pistoiese di 12 anni fa, ammette che anche il risultato di quella gara di Coppa Italia (1-1) fu concordato: “si’ e’ cosi’ non posso continuare a dire diversamente e se qualcuno vorra’ altre spiegazioni, sono pronto a darle”. Poi Atalanta-Piacenza dello scorso anno…”Sette giorni prima mi dissero che contro l’Ascoli avremmo vinto per un accordo. Va bene, faccio io, ma in campo mi accorsi che gli altri stavano giocando sul serio, capisco ora che il risultato e’ solo un dettaglio. Mi ripetono la stessa cosa per la gara con il Piacenza. Mentre giochiamo realizzo quasi subito che la combine questa volta era reale, tanto che Cassano mi dice dove calciare il rigore. Lui nega? Problemi suoi, ando’ proprio cosi'” Poi Doni aggiunge: “sono stato un imbecille e non esiste nessuna giustificazione.La retrocessione mi aveva segnato – aggiunge Doni – mi sentivo il primo responsabile, avrei fatto di tutto per ottenere la A e infatti ho detto di si’ quando mi e’ stato detto che il Piacenza veniva a perdere…Ecco, non mi sono mai venduto una partita. C’e’ una differenza almeno in questo – chiede Doni – tra chi lo fa per soldi e chi per amore della propria squadra”?
“No, e’ vero, c’e’ da cambiare una mentalita’ sbagliata – ha aggiunto – se adesso c’e’ un’organizzazione criminale, come leggo, che riesce a penetrare con facilita’ nel nostro calcio, credo che il motivo parta da questa idea sbagliata di cosa e’ giusto e cosa e’ sbagliato”. Doni continua: “dopo aver provato l’esperienza del carcere, mi vergogno di quando andavo e piu’ spesso venivano a chiedermi di non impegnarci troppo perche’ a noi il risultato non serviva. Sono la persona meno indicata per fare la morale agli altri. Ho sbagliato, forse ho pagato anche oltre le mie colpe, ma e’ giusto cosi’. Doni non era un angelo, ma nemmeno il diavolo. Pero’ il calcio non puo’ continuare in questo modo. Non e’ credibile”. Al ragazzo che vuole giocare a calcio direbbe “che deve giocare pulito, sempre e non dare retta a chi gli chiede di barare, anche fosse un compagno. Deve denunciare, far finta di nulla e’ grave quasi come alterare una partita, non e’ facile ma questa e’ la strada. Non prendete esempio da me, fate come Andrea Masiello, bisogna avere il coraggio di parlare e raccontare tutto il marcio nel calcio. Si puo’ sbagliare, ma e’ ancora peggio non alzare la mano e ammetterlo. Io forse speravo di farla franca, ma piu’ che altro pensavo che la mia era una cosa minima, credevo che tutto fosse ricondotto alle scommesse e a qualche accordo sotto banco. Mi sbagliavo, c’e’ molto di piu’, ecco perche’ non riesco a darmi pace: dovevo capire la gravita’ delle mie azioni”.

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