Stramaccioni e l’Inter formato trasferta

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Tra le note liete di questo inizio di campionato possiamo certamente citare l’Inter. La squadra del Presidente Moratti dopo sette giornate si trova al terzo posto della classifica, ha raggranellato 15 punti, come la Lazio di Petkovic, quattro in meno della coppia al vertice formata da Juventus e Napoli. Dopo il mercato estivo e la scelta di svecchiare la rosa rinunciando a tanti campioni ormai sulla trentina, che negli anni passati hanno fatto la fortuna del team nerazzurro, partecipando anche allo storico triplete del 2010 sotto la guida di Josè Mourinho, erano in pochi a credere nella reale competitività a certi livelli della rosa a disposizione del confermato tecnico Stramaccioni. Partenze come quelle di Julio Cesar, Maicon e Lucio, finiti rispettivamente al QPR, Manchester City e Juventus, sono state difficili da metabolizzare, soprattutto per una tifoseria ormai abituata a lottare per vari titoli e ad investimenti pesanti da parte della società. La scelta di puntare su giocatori più giovani e, soprattutto, dall’ingaggio meno pesante, è certamente condivisibile in questo preciso momento storico che sta attraversando il calcio e che investe anche le cosidette grandi, anche se c’è da considerare che nell’immediato potrebbe non dare frutti, leggi risultati. Ma il lavoro di Stramaccioni, giovane tecnico rampante passato nel giro di un anno dagli allievi nazionali della Roma alla primavera dell’Inter quindi alla prima squadra, sta pagando, anche se il team nerazzurro finora ha denotato due facce, due velocità. Implacabile in trasferta, dove ha vinto tutte le partite, sia in campionato che in Europa League, non ultimo il derby a scapito del Milan, mentre in casa ha stentato e non poco, e in Italia e in Europa, riuscendo a fare bottino pieno soltanto in occasione del match contro la Fiorentina di due settimane fa. Pregi e difetti di una squadra che prova ad avere una precisa identità di gioco e che sembra più adatta a colpire fuori casa, quando cioè può gestire il gioco e sfruttare a dovere le ripartenze.

L’attacco è ok, con Milito che pare il goleador di sempre, coadiuvato da un pimpante Cassano, al momento lo scambio con Pazzini premia la sponda nerazzurra del Naviglio, da ricordare le due segnature in Europa del giovane Livaja, in attesa del ritorno a pieno regime dell’argentino Palacio, bloccato da un fastidioso infortunio dopo un ottimo inizio di stagione tra precampionato e preliminari di Europa League. A centrocampo forse c’è qualcosa da registrare, il colombiano Guarin, acquistato lo scorso gennaio dal Porto, ma poco utilizzato a causa di un infortunio, deve disciplinarsi ed essere più preciso e continuo, ma è sicuramente un elemento su cui puntare forte, insieme al giovane brasiliano Coutinho, rientrato rafforzato nel corpo e nello spirito dopo la positiva esperienza spagnola tra le file dell’Espanyol (forse c’è la speranza che tutto ciò possa ripetersi nell’operazione che ha portato in prestito il giovane attaccante Longo alla seconda squadra di Barcellona?), più incisivo di uno Snejider ancora un pò troppo altalenante, caratteristica che perseguita un pò tutti gli interpreti del suo ruolo, dopo le voci che per un’estate intera lo volevano lontano da Milano. La difesa nerazzurra dopo alcuni scompensi iniziali, in particolare tra le mura amiche, probabilmente dovuti ad episodi, ad una ancora non eccellente condizione fisica e ad una scarsa protezione da parte della mediana, nelle ultime uscite ha dato segni di solidità, soprattutto da quando è stata adottata la soluzione a tre, ossia dal successo in casa del Chievo, dopo il quale sono arrivate le affermazioni ai danni di Fiorentina, Neftchi e Milan. Su tutti l’eterno Zanetti, che è un piacere vedere giocare per tutti gli amanti del calcio, un ritrovato Ranocchia, il “muro” Samuel, giustiziere dei cugini rossoneri, un portiere affidabile come lo sloveno Handanovic, alla prima esperienza in una big dopo gli anni all’Udinese, infine il carioca Juan Jesus, che nonostante la giovane età e la poca esperienza del calcio italiano si è fatto sempre trovare pronto fornendo prestazioni di livello.
Dati questi presupposti e le potenzialità ancora inespresse, l’Inter di Strama può continuare a dire la sua, in Italia ma anche in Europa, a patto di non essere soltanto una squadra formato trasferta.

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