Colantuono il pompiere: “Sfida delicata ma non partita della vita”

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colantuono atalantaVincere contro il Cagliari per uscire dal momento no. La missione dell’Atalanta ha un solo obiettivo. ”Dobbiamo smuovere la classifica – spiega Stefano Colantuono -. Con il Cagliari dovremo imporre il nostro gioco e stare attenti ai loro attaccanti, bravi e velocissimi”. Il tecnico e’ fiducioso: ”Con la Lazio abbiamo perso ma abbiamo giocato bene, quindi non sono preoccupato. E’ un momento così, in un campionato puo’ starci. Ma sono sicuro che ne usciremo. E poi restiamo in una posizione tranquilla: la sfida di domani è importante ma non facciamola diventare la partita della vita”.

L’Atalanta e’ comunque concentratissima sul match. ”I ragazzi mi hanno chiesto di fermarsi in ritiro con un giorno di anticipo, e io ho accettato di buon grado” spiega Colantuono, che non svela le sue carte tattiche. ”Difesa a tre o a quattro? Vediamo…”. Con Bellini e Lucchini infortunati e Raimondi squalificato, le opzioni sono pero’ ridotte: Canini e Stendardo saranno la coppia centrale, Ferri si sistemera’ a destra. A centrocampo Cigarini sara’ affiancato da uno tra Biondini e Cazzola (Carmona e’ squalificato), mentre Giorgi trovera’ spazio sul centrodestra, con Moralez e Bonaventura liberi di inventare alle spalle di Denis. Non ci sara’ Schelotto, ai box per influenza.

Non sara’ una partita semplice – avverte il tecnico -. Il Cagliari e’ molto insidioso e si esprime molto bene fuori casa: ha messo in difficolta’ anche la Juve. Davanti hanno gente fortissima come Pinilla e Ibarbo: poche squadre in serie A hanno un attacco del genere. E il centrocampo non e’ da meno. Noi pero’ in casa siamo sempre andati bene: sara’ una bella sfida”. Colantuono ha poi spiegato la scelta di dare la fascia di capitano a Denis: ”In assenza di Bellini ho voluto darla a lui per gratificarlo e per dargli una spinta in piu’. Ma prima di decidere ho sentito anche i giocatori. All’Atalanta – aggiunge ridendo – vige una democrazia diciamo così, ‘dittatoriale’: ascolto tutti, anche se poi l’ultima parola resta la mia

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