Il dramma di Zahir Belounis, ostaggio del suo club in Qatar

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Zahir Belounis newQuella che vi stiamo per raccontare è una storia che può sembrare eccezione alla regola ma che, in realtà, non di rado capita nel calcio degli emiri, in apparenza ricco e dorato, in realtà non sempre terra incantata come a molti può sembrare. Una storia che ha per protagonista Zahir Belounis, calciatore francese ostaggio del proprio club in Qatar, l’Al Jaish, che lo sta trattando come un prigioniero vero e proprio. Ma cerchiamo di capirne di più. Negli anni passati Belounis, di mestiere attaccante, si è trasferito al club qatariota: inizialmente sembrava tutto andare bene ma, presto, il giocatore non ha più percepito lo stipendio. Alla lunga ha deciso di denunciare la cosa, situazione che ha indispettito i vertici del club. I quali, senza crearsi problemi, hanno deciso di bloccare in Qatar Zahir assieme alla moglie ed alle figlie.

Il tutto non rappresenta nulla di illegale e, anzi, proprio la legge consente tutto ciò: esiste infatti una normativa, la Kafala, che impedisce ai lavoratori di lasciare il proprio paese senza l’autorizzazione dei propri datori di lavori. Una legge retrograda e degna dei tempi della schiavitù: un crimine legalizzato che porta poi a situazioni del genere. Belounis adesso è disperato, ed ha deciso di scrivere una lettera a Pep Guardiola e Zinedine Zidane, cercando di sensibilizzarli sull’argomento e nella speranza che i due possano aiutarlo a trovare una via d’uscita: “So che siete stati ambasciatori della candidatura del Qatar al Mondiale 2022 e so che avete fatto tutto con buone intenzioni. Però dovete sapere che se il Qatar non eliminerà il sistema che prevede le autorizzazioni dei datori di lavori prima di poter lasciare il paese, centinaia e forse migliaia di persone rimarranno intrappolate qui contro la propria volontà. Essendo voi ambasciatori del calcio e persone molto influenti, vi chiedo di far conoscere la mia storia. Mi vergogno della mia condizione, ho dovuto anche vendere i mobili. Vi prego di aiutarmi“, si legge in alcuni passi della lettere, pubblicata dal ‘The Guardian’.

Ci aveva già provato l’Ambasciata francese in Qatar a trovare una soluzione a questo problema, non ottenendo alcun risultato. Idem dicasi per la Fifa, che ha spiegato come la decisione del giocatore di rivolgersi ad un tribunale del Qatar e non alla Camera di Controversie della Fifa stessa, abbia impedito di poter risolvere il problema. Nel frattemo Belounis e ancora lì, bloccato in Qatar come un prigioniero qualunque, e con la sola colpa di aver cercato di far valere i propri diritti. Tanti sono i calciatori che non percepiscono lo stipendio in Qatar, la maggior parte di essi preferisce tacere, alcuni denunciano il fatto ma si trovano poi in situazioni simili. Di recente, ad esempio, abbiamo letto la storia di Youssuf Hadji, fratello minore del ben più famoso Mustapha protagonista con il Marocco ai Mondiali di Francia ’98.

A Youssuf è capitata una storia simile, come testimoniato dalle sue parole pubblicate qualche settimana addietro sul portale ‘Fantagazzetta.com’: “Adesso che ho lasciato il Qatar posso raccontarvi la mia storia. Nel 2012 firmai con l’Al Arabi un biennale a cifre che non si potevano rifiutare. Molto presto fu cambiato l’allenatore ed io fui escluso dalla squadra, con l’aggravante che non mi venne pagato più lo stipendio. Ho chiesto spiegazioni ma non me ne hanno date. Hanno tentato in tutti i modi di farmi rinunciare ai miei diritti, di farmi firmare delle non meglio precisate carte, ma non ho mai ceduto a quelle che sono state delle pesantissime pressioni psicologiche. Inoltre, ppena ho chiesto l’intervento della Fifa hanno continuano, persistendo più di prima. Mi hanno minacciato, hanno detto che se avessi continuato a lamentarmi mi avrebbero tolto il passaporto impedendomi di lasciarei il paese. Per fortuna riuscii comunque a liberarmi ed andare in Francia“. Insomma, non possono certo essere frutto del caso due vicende simili, accadute in un paese dove ci sarà sicuramente tanta ricchezza, ma dove le leggi, evidentemente, sono molto particolari. Del resto, il Qatar è finito nell’occhio del ciclone anche per delle accuse legate ai cruenti metodi di trattamento riservati ai lavoratori impegnati nei cantieri di lavoro per il Mondiale che si terrà lì nel 2022. Qualcosa di poco buono dovrà pur esserci, oppure ce l’hanno tutti col ‘povero Qatar’?