È un Mazzarri a 360° quello che si è confessato ed aperto a Repubblica raccontando la sua storia. Il mister dell’Inter ha svelato tratti del suo carattere, segreti del suo successo e anche qualche aneddoto riguardante la famiglia: “Ormai ho superato le 530 panchine da professionista. Mi sono scelto questa vita, una costante camminata verso l’alto. Ma ormai sto invecchiando e si sta facendo dura. Mi sento unico, non sono partito da zero, ma da sotto zero. Mi sono sudato tutto, senza aiuti o raccomandazioni fino alla serie A. Ricoprendo il ruolo di osservatore, allenatore dei portieri, allenatore in seconda, primo allenatore in Primavera, poi in C2, in C1, in B, in A. Sempre in avanti, non venendo mai esonerato. Per me è un motivo di orgoglio. E’ difficile starmi vicino, quando mi suggeriscono di distrarmi non ci riesco. Posso vedere solo programmi registrati, se guardo un film in tv all’improvviso la mente corre via, mi perdo qualche battuta e non capisco più nulla”.
Infine la battuta sulla famiglia, con qualche risvolto triste: “Ad Acireale rischiavo un esonero e non ce la sentimmo di far iniziare a mio figlio Gabriele, che aveva cinque anni, la scuola lontano da casa. Così, lentamente, ho tenuto mia moglie e mio figlio lontani dalla mia vita. E’ un mio cruccio, in questi dodici anni ci siamo visti poco, mi sono perso gli anni più belli di Gabriele. Quando tornavo stava sempre con me, soprattutto in vacanza. Ma ci sono stati distacchi brutti. Quando allenavo a Reggio uscivo di casa alle 5 del mattino, lui piangeva. Non lo avrei rivisto per due settimane. Ho trascurato lui e la madre. Ora ha 18 anni e quando vado ad abbracciarlo non mi vuole più, mi manda via. Spero che un giorno capisca perché il papà ha scelto questa vita”.