La dittatura militare argentina volle ospitare i Mondiali di calcio del 1978 per mostrare al mondo l’immagine di un Paese prospero, ordinato e proiettato verso il futuro. E in nome del calcio tutti i partecipanti, fra cui dieci paesi europei, Italia compresa, finsero d’ignorare la terribile realtà della repressione. A meno di due chilometri dallo stadio Monumental di Buenos Aires, dove si svolgevano le partite, sorgeva la famigerata Escuela de Mecanica dell’Armada (Esma) dove in quegli stessi giorni venivano torturati gli oppositori. Complice la passione calcistica degli argentini, molti dei quali volevano forse dimenticare per un poco gli orrori della dittatura, fra il primo e il 25 giugno del 1978 non si parlò che delle partite. Ma pesava anche la paura, perchè la repressione non si fermò durante i Mondiali in modo che nessuno raccontasse al mondo cosa succedeva veramente. La Fifa, le squadre e gran parte della stampa internazionale parlarono solo di calcio. A ricordare a tutti la realtà furono quasi soltanto le Madri della plaza de Mayo. Il capo coperto dai fazzoletti bianchi sfilavano sull’omonima piazza chiedendo notizie dei loro figli scomparsi dopo l’arresto. Furono circa 30mila i “desaparecidos” degli anni della dittatura (1976-1983). Anni dopo si scoprì che venivano gettati in mare dagli aerei, a volte ancora vivi. Le donne incinte furono uccise dopo aver partorito e i loro figli dati ad altre famiglie. Le “Madri”, oggi diventate le “Abuelas” (nonne) cercano ancora quasi 400 di quei bambini, dopo averne ritrovati poco più di un centinaio. L’intreccio argentino di calcio e dittatura viene raccontato anche in due film: “Complici del silenzio”, dell’italiano Stefano Incerti, e “Cronaca di una Fuga” d’Israel Adrian Caetano.
Argentina 1978: i Mondiali della dittatura!
