Partito da Empoli nel 2002 e dopo aver girovagato in vari campi di Serie A (Palermo, Bologna, Bari), Andrea Raggi ha finalmente effettuato il salto di qualità per la sua carriera, trovando anche l’esordio in Champions League con il Monaco, del quale è ormai un pilastro.
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport nell’inserto “Extra Time” il difensore spezzino ha raccontato l’emozione della massima competizione europea:
“Ho vissuto il debutto con soddisfazione e orgoglio. Mi sono attribuito tutto il merito dopo anni di impegni e sacrifici. Ho pensato pure a quando giocai la coppa Uefa con l’Empoli (settembre 2007, ndr). Ma la musichetta della Champions è tutta un’altra emozione”.
Un Monaco che al momento è secondo nel suo girone, alle spalle del Bayer Leverkusen e che ha la miglior difesa dell’intera competizione, con zero reti subite, impensabile quest’estate, viste anche le partenze eccellenti:
“Rispetto alla scorsa stagione il vero titolare in meno è Rodriguez. Ma a quel prezzo era impossibile dire di no al Real. Poi è chiaro che un po’ di stupore c’è stato quando se n’è andato anche Falcao, ma lui, per l’infortunio, ha giocato molto meno la scorsa stagione. Il progetto rimane ambizioso, con giovani interessanti come Martiàl, che ha solo 18 anni e tutto per diventare un grande campione.
Fino ad ora nel Principato, Raggi ha avuto due allenatori, che però gli hanno sempre dato fiducia:
“Ranieri e Jardim hanno mentalità diverse. Con Claudio, come da tradizione italiana, si lavorava molto su tattica e fisico. Con Jardim ci si allena al 99% col pallone. Con Ranieri giocavo spesso da terzino, ricoprendo entrambe le fasce. Penso però sia importante nel calcio di oggi essere polivalenti. Poi ammetto che con Jardim ho ritrovato il mio ruolo di predilezione, al centro della difesa”.
Ligue 1 che nel tempo è cresciuta molto e che adesso vanta squadre di assoluto livello, come i giocatori affrontati in carriera dallo stesso Raggi: “Bisogna vedere se tiene il ritmo, ma il Psg si riprenderà e noi vogliamo almeno il podio. Sarà appassionante come in Italia con Juve e Roma. Ibrahimovic quando sta bene è impossibile da marcare e vince le partite da solo. Come Eto’o nell’anno del triplete . Tra i difensori Portanova, con lui ho imparato tantissimo a Bologna. E il mio collega Carvalho”.
L’Italia però non si dimentica, anche se spesso un’esperienza all’estero è necessaria: “Quando vedo Immobile, Verratti e Cerci non capisco perché i nostri club non ci abbiano creduto. L’esperienza fuori però è sempre positiva, la consiglio a tutti. E può arricchire il nostro calcio e la nazionale. Dell’Italia mi mancano amici e famiglia, non di certo le polemiche e lo stress permanente. Ci ho perso pure i capelli in Italia. Scherzo, ma da fuori capisci quanto nocivo sia quel clima per l’immagine del nostro campionato. E poi il caffè non è così male a Montecarlo. Se tornerò? Il mio contratto scade nel 2016, ma sto davvero bene qui. Credo che anche il club sia soddisfatto e stiamo discutendo con calma. Vorrei finire la carriera al Monaco”.
L’ultimo commento è per la Nazionale, che Raggi spera di conquistare: “La speranza c’è sempre, ma la chiamata la devo sudare. Conte è un grande allenatore e il fatto che abbia chiamato Pellé, con cui giocai l’Europeo Under 21 in Olanda nel 2007, dimostra non solo che segue tutti, ma che sceglie sul merito. Sarebbe bellissimo cantare l’inno di Mameli con la maglia azzurra, anche solo una volta”.