Speciale Serie A 2014/2015: il pagellone degli allenatori

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Allegri il miglior allenatore della Serie A, Sarri e Pioli chiudono il podio

Stagione travagliata, come sempre, per gli allenatori della Serie A, appena conclusa. C’è chi ha brillato, come Allegri, Sarri e Pioli, tutti capaci di portare le proprie squadre a raggiungere i propri obiettivi, e c’è chi ha conquistato la salvezza in maniera brillante, come ad esempio il Chievo di Maran. Ma, a dispetto della classifica, deludenti sono stati Garcia e Benitez, coloro che avrebbero dovuto dar fastidio alla Juve nella lotta scudetto. Di seguito il pagellone di tutti gli allenatori.

Allegri 10 (Juventus): Lo aspettavano tutti al varco, nemici ed amici. E’ arrivato alla Juve in punta di piedi, non pestando il recente e glorioso passato creato da chi lo aveva preceduto. Ha modellato una squadra già forte, dandole un gioco diverso da quello vista prima e rendendola capace di cambiare abito a seconda delle esigenze, non risentendo dei vari infortuni con cui ha dovuto avere a che fare. Ha stravinto, con merito, uno scudetto che in molti credevano già della Roma. Applausi per lui.

Sarri 9,5 (Empoli): Ad inizio campionato il suo Empoli è considerato candidato più che serio alla retrocessione. Lui, il misconosciuto Sarri, toscanaccio verace e gran lavoratore, mette da parte i brutti pensieri e si getta anima e corpo su quello che gli riesce meglio: insegnare alla sua squadra un calcio che sia tanto bello quanto redditizio. Consacra il talento di Rugani, fa esplodere Valdifiore, rilancia Saponara e si aggrappa al redivivo Maccarone. Lui sì che è maestro di calcio: sorpresa lietissima.

LaPresse - Daniele Badolato
LaPresse – Daniele Badolato

Pioli 9 (Lazio): Il terzo posto finale va addirittura stretto ad una delle più belle formazioni viste in campo in questo campionato: compatta, frizzante, a volte distratta, la Lazio avrebbe forse meritato il secondo posto. Merito dell’allenatore, umile come pochi, capace di restituire ai biancocelesti la qualificazioni in Champions League, grazie a dei buoni giocatori che lui ha trasformato in uomini squadra: da Biglia al fenomale Felipe Anderson, passando per Candreva e Parolo. Applausi scroscianti per lui.

Gasperini 8,5 (Genoa): Solo l’assurda distrazione di chi doveva raccogliere la documentazione da spedire all’Uefa rischia di privare il Genoa di disputare la prossima Europa League. Un diritto conquistato sul campo con un gioco spumeggiante, nel pieno stile ‘gasperiniano’. Sa leggere le partite come pochi, apporta di volta in volta le giuste variazioni senza mai stravolgere la squadra. Impone all’attenzione di tutti Iago Falque, fino a ieri “quello della Primavera Juve”, oggi tra i migliori giocatori della Serie A.

Montella 8,5 (Fiorentina): A Firenze qualcuno si era messo in testa idee assurde, in realtà la buona ma non fenomenale squadra a disposizione del tecnico campano non permetteva voli pindarici. Deve rinunciare per tutto il campionato al miglior attaccante, Rossi, e per gran parte all’altro bomber, Gomez. A gennaio gli vendono Cuadrado e gli danno Salah, che colloca perfettamente, da subito, nello scacchiere tattico viola. Nelle difficoltà sguazza che è un piacere, bravo davvero. Forse andrà via.

Mihajlovic 8 (Sampdoria): La sua Sampdoria ad un certo punto sogna la Champions League, nel finale accusa la stanchezza e si classifica settima. L’Europa arriverà comunque, probabilmente, proprio ai danni dei cugini genoani, per via di un vizio di forma. Fino a gennaio da spettacolo, poi gli rivoluzionano la squadra e lui non batte ciglio. Ha carattere e sa di calcio, quantità e qualità: scriverà pagine importanti da allenatore, ha le stimmate del vincente.

LaPresse/ Foto Valter Parisotto
LaPresse/ Foto Valter Parisotto

Di Francesco 8 (Sassuolo): Il rinnovo con il Sassuolo ha destato sorpresa: si pensava andasse ad allenare una squadra con più ambizione, vista la bravura dimostrata, per l’ennesima volta, alla guida di una squadra discreta ma non fenomenale. Restituisce ad Acerbi i tempi migliori, plasma sempre più i talenti dei vari Zaza, Berardi, Vrsaljko e via dicendo. Vedere giocare i suoi ragazzi è un piacere, è lui il vero fuoriclasse della squadra.

Ventura 7,5 (Torino): Ormai si è conquistato di diritto un posto tra gli ‘allenatori bravi’, quelli capaci di fare ottimi risultati a prescindere dal materiale avuto a disposizione. In ogni fase della stagione ha il merito di puntare sugli uomini giusti, gli mutilano l’attacco e lui punta su Quagliarella e sulla difesa, con il gioco sulle fasce a farla da padrone: Darmian e Bruno Peres occupano le vette delle classifiche di rendimento, il merito è tutto del tecnico. Mai esasperante, sempre pronto a vedere positivo. E’ un grande merito.

Maran 7 (Chievo): Subentra a Corini dopo 7 giornate ed appena 1 punto all’attivo, prendendo in mano una squadra sfiduciata e senza identità, con un attacco a dir poco sterile. E non che le cose per il reparto avanzato vadano meglio dopo. Quello che migliora è però il gioco e, soprattutto, il carattere: quando il gioco si fa duro, nel momento clou, il Chievo inanella ben otto risultati utili consecutivi, che gli consentono di ottenere la permanenza in Serie A con largo anticipo.

Iachini 7 (Palermo): Fortunato dicono alcuni, caparbio diciamo noi: pesca i jolly Vazquez e Dybala ma non lo fa per caso, dal momento che gli allenamenti lo hanno indotto a fare certe scelte. Ad un certo punto ha rischiato di perdere la panchina, Zamparini ha miracolosamente resistito alla tentazione ed ecco arrivare la salvezza tranquilla, richiesta ad inizio anno. Rimarrà ancora in rosanero, l’impressione è che il prossimo anno valorizzerà Belotti.

Mandorlini 6,5 (Verona): Stagione più tribolata rispetto al passato, al punto che ad un certo punto si pensa che possa essere esonerato. Ma l’allenatore rimane in sella, si aggrappa ai goal dell’eterno Toni, non ha paura di escludere nomi eccellenti come quello di Saviola e punta sulle partite fatte in casa: la salvezza arriva in tutta tranquillità, adesso si aspetta di capire se rimarrà oppure andrà altrove.

Reja 6,5: Subentra dalla 27^ giornata a Colantuono, ha il compito, neppure troppo improbo, di conquistare la salvezza. Ci riesce, anche per demerito di alcune delle altre avversarie, soprattutto grazie ai ben sette pareggi ottenuti in tredici partite. L’esperienza è decisiva per la sua Atalanta, di calcio, del resto, ne mastica da una vita intera…

Stramaccioni 6 (Udinese): Dopo la frenetica piazza interista, gli viene data una chance nella tranquilla Udine, dove gli si chiede la salvezza: l’obiettivo viene raggiunto, tra qualche tribolazione di troppo. I bianconeri sembrano andare sulle montagne russe, continui alti e bassi, senza considerare la solita dipendenza da Di Natale. L’allenatore fa quel che può, accumula esperienza e porta la squadra alla salvezza. E’ in polemica con la società, destinato ad andarsene.

LaPresse - Iannone
LaPresse – Iannone

Donadoni 6: (Parma) Una retrocessione molto presto annunciata, per via della assurde vicende societarie occorse al suo Parma, possibili solo in terra italiana. Non perde la dignità, non perde la bussola, ingoia tanta robaccia, ma fa concludere ai suoi ragazzi il campionato in maniera straordinaria: si segnali, soprattutto, la vittoria contro la Juve. Merita un’altra panchina ancora, forse troppo signore e poco presuntuoso per il calcio dei nostri giorni.

Mancini 6 (Inter): Con il suo arrivo l’Inter pensa di avere risolto tutti i suoi problemi, in realtà i giocatori sono stati la causa principale dei disastri nerazzurri. Ed il tecnico jesino bacchetta magica non ne possiede. Ha cercato però di mettere ordine nel caos milanese, provando a dare fiducia a tutti ed a restituire alla squadra un equilibrio ormai lontano. La colpa più grande, i proclami scudetto in proiezione futura immediata: errore dilettantesco, non degno di un tecnico della sua esperienza.

Garcia 6 (Roma): Eccede con le assurde lamentele, perde l’aplomb che ne aveva caratterizzato la prima stagione alla Roma, italianizzandosi come peggio non potrebbe. Ad ottobre annuncia che la sua squadra vincerà lo scudetto, nel maggio successivo parla di un divario con la Juve destinato ad aumentare. Mentalità da provinciale, una squadra come quella giallorossa merita altro. Fa vendere Destro per ripiegare sull’imbarazzante Doumbia. Sarebbe pure un buon allenatore, se non si perdesse in chiacchiere da censura netta.

Festa 6 (Cagliari): Il voto è di stima, visto che giudicare un allenatore da sole sette partite, con la situazione di classifica praticamente compromessa, non sarebbe del tutto corretto. Ha il merito di accendere una flebile speranza tra i sostenitori rossoblu, per i miracoli non è però attrezzato e l’impresa, a quel punto disperata, non gli riesce neppure. A questo punto, confermarlo in panchina sembra un obbligo morale…

Di Carlo 5,5 (Cesena): Viene chiamato al posto di Bisoli dopo quindici giornate e, da subito, si getta anima e corpo nella disperata impresa che sarebbe quella di salvare il Cesena. Il materiale a sua disposizione è però davvero molto limitato: Defrel e poco altro, a dirla tutta. Non basta e difatti i romagnoli retrocedono in Serie B, ad appena un anno di distanza dal ritorno in massima serie. L’allenatore, però, ci ha messo anche del suo.

Bisoli 5,5 (Cesena): Ha in mano quella che forse è la rosa più debole del campionato. Nonostante ciò cerca comunque di costruire qualcosa di buono, ottenendo risultati altalenanti, tra pochi alti e molti bassi. Viene esonerato dopo 15 giornate, con la squadra che si distingue soprattutto per la brutta fase difensiva. Al suo posto arriva Di Carlo, la squadra retrocede comunque.

Colantuono 5,5 (Atalanta): Rimane in sella per venticinque partite, poi gli viene dato il benservito, tra lo scetticismo generale. Gli orobici sono ancora in corsa per non retrocedere e lui conosce l’ambiente come pochi. La squadra, però, contro ogni aspettativa, sembra beneficiare della sua partenza.

Inzaghi 5 (Milan): Nel momento in cui accetta la panchina del Milan, pur se con entusiasmo, sa probabilmente di correre un enorme rischio. Tuttavia neppure lui immaginava un campionato così tribolato, visto anche la buona piega che avevano preso le cose ad un certo punto della stagione. Poi il bandolo della matassa è andato perso: mai una parvenza di gioco, lo spogliatoio scappato di mano, l’incapacità di rialzare la testa. Eppure, nonostante ciò, l’impressione è che le colpe minori, in questa stagione pessima, siano le sue…

zolaZola 5 (Cagliari): Il suo interregno nell’amata Cagliari dura appena sei partite, dove mette assieme la miseria di un punto. Poco, troppo poco, con la disperata salvezza da inseguire a tutti i costi. Se ne va con la tristezza di non aver potuto fare nulla per una società che porta nel cuore, paga anche le colpe, evidenti, di chi lo ha preceduto.

Mazzarri 5 (Inter): Dopo la tribolata annata scorsa, inizia bene, con l’exploit del 7-0 contro il Sassuolo e l’idea di una squadra che abbia una sua identità ben precisa. Dura poco, la situazione presto precipita e l’Inter è capace di beccare 4 goal, in casa, dal futuro retrocesso Cagliari. Viene cacciato, nessuno lo rimpiange e si ricordano solo le continue scuse cercate, con clamorosa puntualità, all’indomani di ogni risultato negativo.

Benitez 4,5 (Napoli): Ha un’ottima squadra, con un attacco che farebbe invidia ad alcune delle big del calcio europeo. Si perde presto in polemiche sterili ed inutili, cercando scuse come un Mazzarri qualunque: dagli arbitri al fatturato, passando per gli organi di stampa, non riesce a vedere le sue responsabilità, più che evidenti. Arrivato da eroe, se ne va con l’etichetta di sopravvalutato di lusso, senza lasciare rimpianto alcuno. Un disastro. Adios.

Corini 4,5 (Chievo): Se si guarda al lavoro realizzato da Maran, ci si rende conto di quanto l’allenatore che ha iniziato la stagione ci abbia capito davvero ben poco: in sette partite sulla panchina dei mussi volanti, 1 solo punto conquistato e qualche scelta assai discutibile. Esonero giusto, non ce ne voglia.

Zeman 4 (Cagliari): Prende il Cagliari da inizio anno, mettendosi in testa la solita idea di fare calcio spettacolo: nulla di più dannoso per una squadra che punta a salvarsi, soprattutto se il materiale a disposizione non è di prima scelta. I goal arrivano a caterve, nella porta difesa però dagli estremi difensori sardi. Esonerato dopo 16 giornate, viene richiamato dopo la 22^ ma rimane poco più di un mese, andandosene perchè, a suo dire, la squadra non lo seguiva.

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