Le parole di Maldini sono segnali alla Figc: è pronto a tornare, che il rinnovamento abbia inizio!

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La delusione per la mancata qualificazione ai prossimi Mondiali di Russia 2018 non può essere cancellata in due giorni, ma se in Qatar nel 2022 vogliamo esserci bisogna cominciare il rinnovamento di un sistema che da 15 anni vede al potere le stesse facce. Chi sembra pronto a tornare nel mondo del calcio, dopo aver appeso le scarpette al chiodo qualche anno fa, è Paolo Maldini. L’ex bandiera del Milan e della Nazionale non è uno che parla spesso ma negli ultimi giorni si è esposto in maniera importante mandando segnali indiretti alla Figc. Queste le sue dichiarazioni a ‘Repubblica’:

“Lunedì ero a San Siro a fare il tifo e ho sofferto. Non soffro più come prima per il calcio, da quando non faccio più il calciatore, ma in questo caso la delusione è troppo grande: ancora non ci credo, è stata una cosa inaspettata. Però da una delusione del genere si può ripartire, a tutti i livelli. Può diventare un’occasione. Bisogna riuscire a trasformare la ferita in un nuovo punto di partenza. Ci vuole un progetto di rifondazione da affrontare senza paura, con la consapevolezza che possono servire anni per ottenere i risultati, ma anche che è l’unica strada. Dimissioni

Tavecchio e Ventura? Ognuno in una situazione del genere, quando c’è un fallimento, deve prendersi le sue responsabilità. E nelle responsabilità sono implicite le dimissioni. Pensare alle dimissioni dei vertici FIGC non è sbagliato e nemmeno chiedere al presidente del Coni e al ministro dello sport un intervento per cambiare. Ma non per cambiare un singolo ingranaggio: non bisogna guardare solo alla FIGC, c’è anche la Lega da cambiare. Ribadisco che il mio punto di vista è quello di uno che ama il calcio, non certo di una a persona che si vuole autocandidare per qualche ruolo.

LaPresse/Spada

Quello che posso dire è che ci sono tanti ex calciatori che potrebbero dare molto, ma che con le norme attuali il ricambio generazionale è impossibile: vedo ancora le stesse facce di quando ho smesso con la Nazionale, 15 anni fa. Così non circoleranno mai idee nuove. Albertini? Sapeva di perdere già prima di correre per la presidenza FIGC. Il sistema è bloccato, così ci sono persone che hanno dato tanto allo sport e che non possono dare il loro contributo. L’unica eccezione al blocco della politica, in questi anni, è stata l’elezione di Malagò al CONI. Il cambio generazionale ci vuole: significa portare idee nuove. Non si può più aspettare. Non c’è una cosa sola che non va, ce ne sono tante. Noi abbiamo l’idea che in qualche maniera ce la caveremo sempre. Non è vero e si vede”. Cosa aspettiamo a dargli un ruolo in Federazione?

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