Il nuovo Milan di Rocco Commisso potrebbe avere patrimonio americano e dna sempre più calabrese: con Gattuso in panchina, il nuovo patron potrebbe essere proprio il magnate di Marina di Gioiosa Jonica, provincia di Reggio Calabria, che ha fatto fortuna negli USA. La storia di Rocco Commisso, infatti, inizia proprio sulle rive del mar Jonio, in un piccolo villaggio di pescatori affacciato ad est verso la Grecia che duemila anni fa aveva fatto di queste terre il fior fiore della civiltà artistica, culturale, economica e tecnologica. Nato e cresciuto a Marina di Gioiosa fino a 12 anni, è emigrato negli Stati Uniti d’America con sogni, ambizioni e una sfrenata passione per il calcio che si sarebbe trascinato per tutta la vita. Ecco la sua storia:
Adesso è in procinto di acquistare il Milan, uno dei marchi più importanti del mondo ma non sarà comunque il primo Presidente reggino in serie A, perchè a Reggio Calabria c’è un altro purosangue di questa terra che ha fatto grandi cose con la squadra della sua città, trasformando la piccola Cenerantola Reggina in una leggenda del calcio internazionale. Lillo Foti in 30 anni ha portato il club amaranto dai polverosi campi delle periferie del calcio minore a partite di assoluto prestigio internazionale, come gli incontri estivi con Real Madrid e Yokohama Marinos. Nove anni di Serie A, 18 anni consecutivi tra Serie B e Serie A e soprattutto la gavetta più importante per grandi talenti (da Perrotta a Missiroli passando per Pirlo, Baronio, Cozza, Bonazzoli) indimenticati non solo dai tifosi calabresi ma da tutti gli appassionati di pallone.
Lillo Foti oggi segue il calcio da dirigente navigato ma con la stessa passione di un ragazzino. “La notizia dell’interesse di una figura come quella di Rocco Commisso per il Milan è una gran bella notizia per tutto il movimento calcistico italiano” spiega ai microfoni di CalcioWeb. “Non ho ancora avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, ma ho letto molto in questi giorni su di lui, ho visto servizi televisivi e ho intuito subito come abbia mantenuto quei valori umani tipici dei meridionali, dei calabresi. E’ un uomo del Sud che ha garantito anche nella sua esperienza ai Cosmos quella vicinanza e quella presenza rispetto ai calciatori che oggi manca in troppi club italiani. Mi sembra il giusto mix tra managment e cuore: può portare la giusta mentalità di meritocrazia con quel tocco di passione indispensabile in questo mondo. Credo che possa dare un contributo a migliorare il nostro calcio grazie a quel sentimento di passione e calore molto meridionale, calabrese in particolare“.
Vuole mandargli un messaggio particolare?
“Se posso dirgli qualcosa, è proprio di trasmettere in un grande club come il Milan quelle caratteristiche che si trascina dietro dalla sua infanzia calabrese, quello spirito di attaccamento e di umanità che può rendere vincente un progetto di business come quello che potrebbe rappresentare un così importante investimento nel Milan“.
A prescindere dal Milan, si prospetta una serie A molto interessante per la prossima stagione: vede la Juve ancora favorita, o le altre big sono sempre più vicine?
“Il Milan è una grande incognita, per il resto credo che ci sono Napoli, Roma e Inter che stanno facendo cose importanti per rendere più aperto e avvincente il nostro campionato. Mi intriga molto la Roma, perchè ho grande stima di Di Francesco e sono davvero molto curioso di vedere cosa riuscirà a fare. La semifinale di Champions League dello scorso anno non credo sia frutto del caso. Poi c’è il Napoli che con Ancelotti avrà un tocco d’esperienza importante, e anche l’Inter sta crescendo. Saranno tutte e 4 in Champions e la competizione europea sarà un test importante per capire a che punto è il nostro calcio in Europa“.
Intanto, però, siamo fuori dai Mondiali. Chi l’ha impressionata di più?
“Sto seguendo con molto interesse la Croazia, credo che insieme al Belgio possa essere una novità importante rispetto alle classiche di sempre come Brasile, Germania, Spagna e anche l’Inghilterra. Per quanto riguarda l’Italia, ci sono stati troppi errori dirigenziali e tecnici. Guardando le partite del Mondiale, penso che la nostra Nazionale avrebbe potuto fare la sua dignitosa figura, anche perchè l’Italia si stringe sempre nelle difficoltà diventando più forte e compatta. Ma il problema è più ampio: dopo il Mondiale vinto nel 2006 abbiamo sempre fatto fatica, qualcosa di buono agli Europei ma ai Mondiali per tre edizioni consecutive non siamo mai arrivati neanche agli Ottavi di Finale. E’ evidente come il problema sia molto più ampio“.
E da cosa dipende?

“Il punto è sempre lo stesso: la formazione. Nel nostro sistema-calcio manca proprio la formazione, c’è troppa approssimazione. Ognuno pensa al proprio orticello, ogni anno si fa un gran parlare dei diritti televisivi ma nessuno pensa a come utilizzare quegli introiti per il sistema. Oggi il calcio italiano è terzo, forse quarto in Europa dopo Spagna, Inghilterra e probabilmente anche Germania. I calciatori non ambiscono a venire qui nel top della loro carriera, ma vengono per lanciarsi per poi andare a guadagnare di più altrove nei top club spagnoli e inglesi. Mi batto da anni per la formazione tecnica, dai calciatori ai dirigenti, perchè c’è poca attenzione sulla base, si lavora poco per permettere ai giovani di formarsi per poter in seguito diventare dei professionisti eccellenti. I centri federali dovevano e dovrebbero rappresentare una scuola di base con tecnici di base in grado di rappresentare i professionisti del domani. Nel mio piccolo è quello che ho fatto negli anni della Reggina e ritengo che i risultati ottenuti siano il frutto di quell’attenzione per l’aspetto formativo. Il Sant’Agata in questo è stato un esempio come Zingonia dell’Atalanta o Empoli, e la Federazione ha l’obbligo di sviluppare e promuovere il calcio di base per poter contare nel futuro su giovani professionisti in grado di rappresentare l’Italia. Se ne dovrebbe occupare anche il Governo, perchè non è un problema solo del calcio: per il nostro Paese è un settore molto importante, va oltre il risultato delle partite, è un’economia, è un punto di PIL, è sviluppo, occupazione, sentimento, passione“.
Insomma, è molto di più di 11 ragazzi che danno calci ad un pallone su un prato d’erba. Riesce a indirizzare persino lo stato d’animo di intere comunità. E Rocco Commisso da Marina di Gioiosa Jonica vuole prendersi un Milan sempre più rossonero-calabrese: vuoi vedere che quel reggino emblema del sogno americano riesca a risollevare persino il nostro calcio oggi così sofferente?