Patrick Vieira, soprannome il “lungo” e quell’aneddoto di Anelka: “Una volta mi colpì con…”

Torna il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Patrick Vieira, uno dei calciatori africani più forti di sempre

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Torna il classico appuntamento con la nostra rubrica “L’uomo del giorno“. Protagonista di oggi è Patrick Vieira, uno dei calciatori africani più forti di sempre. Carriera ricchissima di successi per Vieira: inizi con il Cannes, breve passaggio nel Milan, poi la lunga militanza nell’Arsenal degli invincibili. Ritorno in Italia, stavolta con miglior fortuna prima con la Juventus, poi con l’Inter. Chiusura con il Manchester City. Oltre 100 le presenze con la nazionale francese, nonostante la sua origine sia senagalese. Appena terminata l’esperienza da calciatore, Vieira ha intrapreso subito quella da allenatore nelle giovanili del Manchester City. Poi tre anni al New York City prima dell’avventura in corso con il Nizza e il settimo posto ottenuto in Costa Azzurra.

Palmarés straordinario quello di Vieira: quattro campionati italiani, tre campionati inglesi, cinque Coppe d’Inghilterra, quattro Community Shield, due Supercoppe italiane, il Mondiale del 1998, l’Europeo del 2000, la Confederations Cup del 2001.
Vieira è stato un centrocampista completo: forte fisicamente, tecnico, bravo di testa e in interdizione. L’unico difetto che gli si riconosce è quello di essere stato troppo incline ai cartellini: non tirava mai indietro la gamba ed era sempre in prima fila quando c’era da discutere. Al di là degli aspetti calcistici, curioso l’aneddoto che ha raccontato Anelka a suo proposito: “La mia carriera all’Arsenal stava andando sempre meglio, fino al giorno in cui incontrai Vieira, che in spogliatoio era meglio conosciuto con il soprannome di Il Lungo. Durante una partita contro il Fulham, ad Highbury, ricevetti un pallone lungo da Bergkamp, saltai il portiere con facilità e poi, a porta spalancata, calciai fuori all’ultimo minuto di gioco. Ma successe perché rimasi accecato dal sole. Non fu colpa mia”.

“Dopo, in doccia, si rivolse contro di me ed io risposi, sapendo che non avrei dovuto, chiamandolo “idiota chiappone”. In un primo momento mi squadrò con quei suoi occhi incavati, ma poi…WHAM! Mi diede uno schiaffo in faccia con il suo pene. Solo una volta, ma bastò per farmi arretrare di qualche passo. Fu come essere colpito da un’aringa affumicata. Potete immaginare quanto sia imbarazzante essere colpito in faccia da una spada di carne di porco di 35 centimetri di fronte ai propri compagni di squadra. E’ stato il momento peggiore della mia vita”. Quando Wenger seppe quello che era successo, diede un cinque a Vieirà e gridò: “Per questo lui è il capitano! POW! Guardate che roba che ha!”.

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