Accadde oggi – 6 luglio 1849, addio a Goffredo Mameli: la storia di “Fratelli d’Italia”

Si rinnova il classico appuntamento con la rubrica "Accadde oggi". Torniamo indietro al 6 luglio 1849, data della morte di Goffredo Mameli

CalcioWeb

Il 6 luglio del 1849 moriva a Roma Goffredo Mameli, patriota e poeta italiano, noto per il suo “Canto degli Italiani“, meglio conosciuto come “Fratelli d’Italia” o “Inno di Mameli”. Nato nel Regno di Sardegna il 5 settembre del 1827, Goffredo Mameli  dimostrò fin da giovane il suo talento per la scrittura che lo porteranno a comporre il testo di quello che ancora oggi è l’inno ufficiale italiano, musicato da Michele Novaro. Nel corso della sua vita venne mosso da un forte spirito patriottico: si arruolò nell’esercito di Garibaldi.

L’inno nacque nel 1847, ispirato da “La marsigliese“. L’Italia adotta provvisoriamente l’Inno di Mameli il 12 ottobre 1946, il 15 novembre 2017 dopo 71 anni di provvisorietà, “Il Canto degli Italiani” diventa ufficialmente l’Inno della Repubblica Italiana. La prima stesura dell’inno non piacque a Giuseppe Mazzini che gli chiese di scriverne un altro, che avrebbe avuto la musica di Giuseppe Verdi. Il risultato fu un disastro: pare che Verdi scrisse la sua peggior musica e il testo non era coinvolgente. Negli anni del Fascismo fu messo un po’ da parte perché simboleggiava l’Italia risorgimentale, ed i fascisti preferivano che si intonassero le loro marce.

Nel corso degli anni, in molti hanno proposto di sostituire l’inno di Mameli con il “Va’ pensiero” del “Nabucco” di Giuseppe Verdi. Ferito a una gamba il 3 giugno in un combattimento fu male assistito in ospedale dai medici che avrebbero dovuto amputargli la parte offesa e invece tardarono provocandone la morte.

In molti non conoscono il testo intero dell’inno di Mameli. Fece scalpore il caso della Nazionale italiana al Mondiale del 1994 e a quello del 2002 quando molti giocatori non cantarono. Per evitare che le future generazioni crescano senza sapere quello che, ad oggi, è il nostro inno nazionale, è stato presentata la proposta di rendere obbligatorio il suo insegnamento nelle ore scolastiche. Intanto, nel nostro piccolo, inseriamo in basso il testo completo de “Il Canto degli Italiani”.

“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Noi fummo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popoli, perché siam divisi. Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Uniamoci, uniamoci, l’unione e l’amore rivelano ai popoli le vie del Signore. Giuriamo far libero il suolo natio: uniti, per Dio, chi vincer ci può?

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Dall’Alpe a Sicilia, Dovunque è Legnano; Ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano; i bimbi d’Italia si chiaman Balilla; Il suon d’ogni squilla I vespri suonò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Son giunchi che piegano le spade vendute; già l’Aquila d’Austria le Penne ha perdute. Il sangue d’Italia e il Sangue Polacco bevè col Cosacco, ma il Cor le bruciò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!”

Condividi