Platini show sulla Juve, tra mercato e passato: “Non sono mica in arresto. Deschamps si incazzava. Var una cagata”

Show di Michel Platini alla Gazzetta dello Sport, a qualche settimana dalla sua messa in stato di fermo: parla di Juve del presente e del passato

CalcioWeb

Un autentico show. Mai banale, Michel Platini, a qualche settimana dalla notizia che ha fatto scalpore in tutto il mondo: la messa in stato di fermo per indagini legate all’assegnazione dei Mondiali 2022 in Qatar. “Non sono mica in arresto come ha scritto qualcuno“, ride il francese parlando in esclusiva alla Gazzetta dello Sport. Tanti gli argomenti trattati, riguardanti la Juve del presente e del passato.

Guardi – esordisce – che non sono venuti a casa a prendermi, mi avevano convocato un mese prima. Tanto che alla vigilia ero andato a dormire a Parigi. Una volta a Nanterre, ho scoperto di essere ‘en garde à vue’ per non parlare con altri testimoni: una cosa francese un po’ così. E poi sono tornato a casa. Forse qualcuno ha esagerato…“.

Colpi e sogni Juve? Rabiot non è Messi ma ha gran qualità, è un 8 a tutto campo. Si annoia a stare davanti alla difesa e va sempre in profondità a cercare il gol. De Ligt, sinceramente, lo conosco poco. Pogba non so se tornerà, era andato via“.

Con Sarri Juve più ‘giochista’ che ‘risultatista’? Ma lei pensa che Ronaldo sia venuto alla Juve per fare spettacolo? E Chiellini? Sono tutti ‘risultatisti’, poi c’è modo e modo di vincere. La Juve dà spettacolo. Ai miei tempi davamo spettacolo vincendo. Allegri non so se l’hanno mandato via o se fosse arrivato il momento. In fondo gli allenatori sono sempre futuri ex, gente di passaggio“.

I francesi del passato alla Juve? Trezeguet è il vero centravanti, se non fa gol non gioca, se segna è il migliore. Henry era giovane e forse non adatto all’Italia. Thuram era difensore vero. Zidane l’ho fatto prendere io alla Juve dicendo all’Avvocato che c’era uno fortissimo. Dopo quattro mesi mi fa: ‘Michel, sei sicuro?’. E io: ‘Aspetti…’. Deschamps più allenatore che giocatore, anche quando giocava. Non un grandissimo, ma utilissimo. Un tempo s’incazzava quando lo dicevo… Ora non più“.

E Platini? Ho fatto quello che dovevo arrivando da un calcio minore, e per questo mi prendevano in giro. Entrando in un club con 6 campioni del mondo e un grande Boniek. E mettendo la mia leggerezza, come ha detto Tardelli, in un mondo in cui c’era troppa passione. Per me erano riposanti i 90’ della domenica? Nel resto della settimana mi rompevano tutti le scatole. E volevo vincere sempre. L’Avvocato aveva visto giusto, direi. Oggi Platini non sarebbe un 10: non c’è più spazio per loro, erano troppo vicini agli attaccanti. Oggi le squadre sono compatte, si gioca venti metri indietro. La regia passa al 6, all’8, ai centrali davanti alla difesa: è più facile. Ai miei tempi non c’erano Pirlo e Pjanic ma Bonini e gente così. I 10 ormai sono 6 oppure 11. Io giocavo dovunque, anche in difesa se serviva, poi bastava far gol perché Boniperti e l’Avvocato non rompessero… Io sarei un 9“.

E il calcio delle statistiche? Cose che mi fanno incazzare, non ho bisogno di contare i passaggi per capire se uno ha giocato bene. Se interessa la tecnologia fai l’arbitro, c’è quella cagata della Var“.

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