Ormai sentiamo parlare sempre più spesso di plusvalenze. Tecnicamente, la plusvalenza è l’incremento di valore, la differenza positiva fra i valori di uno stesso bene in momenti diversi. Un esempio pratico: se oggi compro un oggetto a 5 euro e domani la rivendo a 10, la differenza di valore genera un effetto positivo, un guadagno di cinque euro: ecco che si origina la plusvalenza. E’ di oggi un’inchiesta proprio sulle plusvalenze da parte de “La Gazzetta dello Sport”. La Serie A è il campionato europeo che ha generato più plusvalenze nelle ultime 5 stagioni. Ma tutto questo giro di denaro ha anche un lato oscuro. Tanti sono stati i casi di “prezzi gonfiati” negli ultimi anni. Le società utilizzano la plusvalenza come strumento per “aggiustare” i bilanci, attraverso lo scambio di giocatori. Di fatto questi movimenti non danno alla società risorse finanziarie reali, sfuggendo agli organi preposti ai controlli.
Un forte incremento delle plusvalenze è avvenuto in particolare negli ultimi anni per coprire le perdite della gestione operativa. Altro fenomeno che si sta diffondendo è il diritto di “recompra”, che in qualche modo maschera una vendita a un prezzo più elevato del reale valore di mercato. Generare plusvalenze è uno dei metodi che i club italiani sfruttano anche per restare in linea con i parametri del fair play finanziario, utilizzando specialmente i giovani cresciuti nel vivaio (e quindi costati zero) per ottenere una plusvalenza pari al prezzo di vendita. Le big ci guadagnano perché incassano subito cifre significative e aumentano le entrate in modo proficuo. Nel caso in cui il giocatore venisse valorizzato, ci sarebbe comunque la possibilità di riaverlo pagando una piccola differenza attraverso il già citato diritto di “recompra” o controriscatto. Con queste operazioni, come detto, si aggirano i controlli e gli organi competenti (almeno finora) non hanno fatto nulla per verificare se questi trasferimenti corrispondano al reale valore del calciatore o si tratti di un prezzo gonfiato. In passato vennero indagate le molteplici compravendite tra Milan e Genoa, frutto dei buoni rapporti tra Galliani e Preziosi, ma tutto si risolse in un nulla di fatto.
La verità è che queste operazioni fanno comodo non solo alle big, ma anche alle medio-piccole squadre. Queste ultime si garantiscono giovani di prospettiva a prezzi abbordabili. Nella maggior parte dei casi l’investimento è minimo e in caso di futura rivendita al top club da cui il calciatore è arrivato sarebbe sicura la plusvalenza. Le vere e proprie vittime di questa rete di scambi sono i giovani calciatori. Molti vengono ritenuti non all’altezza della cifra pagata e vengono girati a squadre di categoria inferiore, altri addirittura pongono fine alla propria carriera calcistica. Gli esempi più eclatanti di questo giro di plusvalenze sono riconducibili alle operazioni tra Chievo e Cesena, a quelle di Inter, Juventus e Roma su tutte.
JUVENTUS
E’ stata etichettata come una delle regine delle plusvalenze. Le operazioni che hanno destato più scalpore sono quelle di Audero, Sturaro, Mandragora e Cerri.

AUDERO – La Juventus possedeva il cartellino del portiere già dalle giovanili. Nell’estate del 2017-2018 va in prestito al Venezia in Serie B e si fa notare per i suoi grandi interventi. La stagione successiva viene ceduto alla Sampdoria in prestito con obbligo di riscatto al sopraggiungere di determinate condizioni. A febbraio del 2019 queste condizioni si verificano e nelle casse bianconere entreranno 20 milioni entro le prossime 4 sessioni di mercato.
STURARO – Altra operazione clamorosa è quella legata a Stefano Sturaro. Uomo fedelissimo ai colori bianconeri, vince la serie di scudetti consecutivi prima dell’inspiegabile passaggio al Genoa. O meglio spiegabile attraverso una premessa. Il Genoa ha in rosa un giovane di belle speranze: Luca Zanimacchia. La Juventus acquista il cartellino del calciatore classe ’98 per 4 milioni, più 2 di bonus. Operazione non male per una società come il Genoa. Peccato che pochi giorni dopo il Genoa preleva Sturaro per 18 milioni, cifra assolutamente spropositata per un centrocampista mediocre, perlopiù reduce da un infortunio grave e da zero presenze con lo Sporting Lisbona. Il Genoa di Preziosi versa nelle casse bianconere 1,5 milioni di euro e si impegna al riscatto per altri 16,5 milioni.

MANDRAGORA – Ha fatto molto discutere anche la cessione di Rolando Mandragora all’Udinese. Venti milioni versati dai friulani per un calciatore con alle spalle soltanto una stagione di Serie A con il Crotone. Operazione conveniente per il club dei Pozzo, visto che la Juventus si è riservata il diritto di recompra a 24 milioni, che eserciterà entro un paio di stagioni per riportare Mandragora alla base, facendo incassare 4 milioni di plusvalenza all’Udinese.
CERRI – Analoga alla situazione di Mandragora è quella di Cerri. L’attaccante ceduto al Cagliari per 9 milioni dopo il prestito, ha fruttato alle casse bianconeri altri 8,4 milioni di euro.
INTER
Un’altra società additata come regina delle plusvalenze e che sfrutta al massimo questo escamotage per rimpinguare le proprie casse è l’Inter. Vanheusden e Pinamonti gli esempi più chiari, ma anche Bettella ed Eguelfi, passati all’Atalanta rispettivamente per 7 e 6 milioni rientrano in questo discorso. Operazione ingegnosa anche quella che ha portato in nerazzurro Skrinar, con l’inserimento di Caprari nella trattativa, trovata che ha fruttato una plusvalenza di 9,3 milioni. Paradossale anche il caso di Stefano Sensi, il cui prestito è stato coperto dal passaggio al Sassuolo del giovane Marco Sala, unica esperienza all’Arezzo in Serie C, valutato oltre 5 milioni.
VANHEUSDEN – La società meneghina aveva necessità di vendere entro il 30 giugno per sistemare le questioni di bilancio. Il difensore belga Vanheusden rientra in un’operazione più vasta che comprende anche l’attaccante Emmers per una plusvalenza complessiva di 20 milioni: 12 per il primo e 8 per il secondo, entrambi con poche presenze nel calcio che conta.

PINAMONTI – L’attaccante classe ’99 è passato al Genoa nell’ultima sessione di mercato. Il giovane Pinamonti si è distinto con la maglia del Frosinone e con quella della Nazionale Under 20 al Mondiale di categoria, ma i 18 milioni spesi dal club di Preziosi per portarlo sotto la Lanterna sembrano comunque troppi, per non considerare il fatto che l’Inter avrà una corsia preferenziale in caso di cessione dell’attaccante da parte dei liguri.
ROMA
Anche la Roma si è avvalsa di questa modalità di cessione, sfruttandola sia in entrata che in uscita. In particolare, tanti affari con il Sassuolo: i vari Lorenzo Pellegrini, Mazzitelli, Marchizza, Frattesi, Defrel.
PELLEGRINI – Nel 2015-2016 Lorenzo Pellegrini passa dalla Roma al Sassuolo in prestito e viene riscattato dagli emiliani per 1,5 milioni. La Roma esercita la recompra per 10, portando al Sassuolo una plusvalenza di 8,5 milioni.

TUMMINELLO – Il giovane attaccante della Roma, tormentato dagli infortuni e con pochissime presenze negli ultimi anni, è passato all’Atalanta per 5 milioni. Qualora la Roma esercitasse il controriscatto, nelle casse dell’Atalanta entrerebbero 13 milioni, una plusvalenza di 8 per la Dea.
CHIEVO-CESENA – Il caso che ha fatto più scalpore è quello tra il Chievo di Campedelli (all’epoca in Serie A) e il Cesena di Lugaresi. Il Chievo è riuscito a realizzare quasi 61 milioni di plusvalenze cedendo calciatori sconosciuti ai più. Alzi la mano chi ha mai sentito parlare dei vari Luca Concato, Eziefula Lordswill, Sebastiano Foletto, Fatlind Mahmuti, Lorenzo Placidi, Filippo Zambelli (fruttati ai veronesi oltre 15 milioni negli ultimi tre anni). Ma ci sono anche due calciatori che insieme sono costati la metà di tutti quelli precedenti per il piccolo club gialloblu.
TOSI – Carlo Alberto Tosi, difensore esterno classe 2000, è passato al Cesena nel luglio del 2018 collezionando soltanto 5 presenze con la Primavera romagnola. Il Cesena lo ha poi girato al Carpi. Nelle casse del Chievo 4,5 milioni.
BORGOGNA – Negli atti il suo cognome è stato storpiato in Borgona e non è l’unico caso negli affari tra Chievo e Cesena. Passa dai veronesi ai romagnoli, che pochi giorni dopo lo girano in Serie D. Per il Chievo altri 4 milioni.
Ma esiste un modo per fermare tutto questo?
Purtroppo no, o almeno non ancora. Perché anche in caso di indagini sui trasferimenti, diciamo così, poco chiari sarebbe facilmente dimostrabile che il valore per cui un calciatore è stato venduto corrisponde a quello reale. Speriamo che in futuro ci sia una normativa che impedisca questa pratica, che rischia di “uccidere” il calcio italiano.