Eusebio, destinato a fare il lustrascarpe venne nascosto dal Benfica tra i pescatori: firmò anche con l’Inter

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è l'ex stella del Portogallo Eusebio

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Eusebio da Silva Ferreira è stato uno dei più grandi calciatori della storia. La sua carriera si è legata indissolubilmente alla maglia del Benfica. Era nato a Lourenco Marques in Mozambico. Cresciuto senza un padre (lo perse a soli 5 anni) e in povertà. Ultimo di otto figli, destinato a fare il lustrascarpe, iniziò a giocare nello Sporting Lisbona. Ma i rivali del Benfica lo sottrassero ai biancoverdi. Un giorno sulla sedia di un barbiere, ad un tecnico brasiliano furono narrate le meraviglie di quel ragazzino che faceva impazzire tutti per le strade polverose di Lourenco Marques. Il tecnico era amico di Bela Guttmann, allenatore ungherese del Benfica, che per celare il suo acquisto lo tenne nascosto in un villaggio di pescatori e e solo dopo lunghi mesi di battaglia legale lo tesserò. Stupì subito per la rapidità e per l’eleganza. Nel Mondiale del 1966 fu protagonista assoluto del ribaltone contro la Corea del Nord, carnefice dell’Italia. Gli asiatici erano in vantaggio per 3-0 ma Eusebio segna quattro volte e offre un assist per il quinto gol del Portogallo. Successi in patria con la maglia delle Aquile ma anche in Europa. Vinse la Coppa dei Campioni nel 1961-62, guarda un po’ con un altro 5-3, al Real Madrid. Altre finali le perse, nel ’63 e nel ’65, contro il Milan di Altafini e Rivera e contro l’Inter di Herrera.

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Durante la sua carriera ha segnato 733 gol in 745 partite. Soprannominato Pantera Negra (Pantera Nera) o Pérola Negra (Perla Nera) Eusebio è considerato il nono calciatore più forte di sempre. Un tempo sognava l’Italia, diceva, e aveva firmato con Moratti e l’Inter un contratto che la chiusura delle frontiere decisa dalla federazione italiana dopo il disastro coreano rese vano. Tornando al Mondiale del 1966 sembrò esserci quasi un passaggio di consegne tra Pelé ed Eusebio. Il brasiliano, a terra per un brutto colpo subito da un portoghese, fu avvicinato da Eusebio che gli pose sul capo la mano in un gesto di conforto e scuse. Un passaggio di consegne che non avverrà perché Pelé sarà ancora protagonista assoluto al Mondiale del ’70. Eusebio, già colpito da ictus nel giugno 2012, morì il 5 gennaio 2014 a seguito di un arresto cardiaco. Una stella del calcio, un uomo che regalò speranza al popolo mozambicano e al mondo intero. Un simbolo eterno. In una parola, Eusebio.

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