Liam Brady, il tradimento della Juventus e un celebre rigore a Catanzaro. Un soprannome dovuto al cibo

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è l'ex centrocampista irlandese Liam Brady
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Liam Brady nasce a Dublino il 13 febbraio 1956. Cresce nel St. Kevin’s Boys FC, poi nell’Home Farm. Quando ha solo tredici anni viene notato dagli scouts dell’Arsenal, da cui viene acquistato nel giugno del 1971. Dopo ottime stagioni con la maglia dei Gunners (giocò anche un’ottima doppia gara europea contro la Juventus, eliminando i torinesi nella semifinale di Coppa dell Coppe) viene portato in Italia proprio dai bianconeri. Estate 1980, le frontiere sono nuovamente aperte e si possono acquistare giocatori stranieri. La scelta della Juventus cade su proprio su Liam Brady. Il presidente dei Gunners, Hillwood, fa il diavolo a quattro per aumentargli lo stipendio e prolungargli il contratto, ma Brady aveva deciso: “Mi dispiaceva per lui. A giugno del 1980 avrei lasciato l’Arsenal e sarei venuto in Italia”.

Brady è un regista; arriva in Italia con l’etichetta del calciatore britannico. Quelli che avevano fatto bene si contavano sulle dita di una mano. Ma Brady rivela ben presto insospettate capacità di adattamento che gli consentono di inserirsi senza problemi nella squadra bianconera. Studia la lingua italiana e si cala perfettamente nella mentalità. Le due stagioni di Brady alla Juventus sono coronate dalla conquista di altrettanti scudetti. Splendida in particolare la prima stagione con 8 reti messe a segno. Il 30 aprile 1982, alla vigilia delle ultime tre giornate di campionato, Liam viene informato, all’improvviso, che alla Juventus non sarà riconfermato. Deve cedere il posto a Michel Platini, acquistato il giorno stesso. Tocca a Trapattoni il ruolo di messaggero. Brady non può restare alla Juventus, così Brady firma per la Sampdoria. Alla fine del campionato mancano ancora delle giornate decisive.

Il 16 maggio 1982, a Catanzaro, giorno in cui la Juventus conquista lo scudetto approfittando del concomitante pareggio della Fiorentina a Cagliari, Brady ha sui piedi il pallone dello scudetto. Un calcio di rigore che i tifosi della Vecchia Signora ricordano bene. E anche Brady non dimenticherà: “Avevo due scelte, due possibilità: fare il professionista e calciare bene il rigore, oppure fare il bambino stupido e rifiutarmi di calciare o, peggio, sbagliare volutamente il tiro. Ho scelto di fare il professionista, ho tirato ed ho fatto goal”. L’indomani Brady scoppiò in lacrime. Non voleva abbandonare quella squadra, ma a malincuore andò a Genova. Torino rimarrà sempre la sua città. Lo prova il fatto che, in perfetto accordo con la moglie Sarah, decide di far nascere a Torino la figlia Ella, che viene alla luce a metà gennaio 1983, quando l’irlandese già si trova a Genova, in quanto trasferito nell’estate precedente alla Sampdoria.

Brady disputa due buonissime stagioni che gli valgono la chiamata dell’Inter di Ernesto Pellegrini. Due anni così così, poi il mesto addio. Considerato un calciatore al capolinea, Brady va all’Ascoli poi a marzo, a stagione non ancora conclusa, si accorda con il West Ham. Il 5 maggio 1990 disputa la sua ultima partita in carriera contro il Wolverhampton. Glii Hammers vincono 4-0 con Brady che realizzerà anche la sua ultima rete. In Nazionale gioca per 16 anni, disputando 79 partite e segnando 9 gol. “Chippy”, questo il soprannome di Brady dovuto alla sua smisurata passione per il fish & chips, è stato un ottimo giocatore. Ovunque sia andato ha lasciato un bel ricordo. E tutti possono concordare che di “Signori” come lui, non se ne sono visti molti.