Robin Friday, storia di un talento frenato da testa, alcol e droghe: dal terribile incidente in cantiere a quella volta che defecò nella borsa di un avversario

Si rinnova l'appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Robin Friday, ex attaccante inglese di Cardiff e Reading

CalcioWeb

Vi raccontiamo oggi una storia davvero particolare. Quella di un talento immenso per il calcio, sprecato per colpa dei vizi più abominevoli della natura umana. Questa è la storia di Robin Friday. Il nostro protagonista nasce il 27 luglio del 1952 ad Acton, cittadina ad ovest di Londra a due passi dall’aeroporto di Heathrow. Cresce insieme al fratello gemello Tony. I due giocano a calcio, ma è subito evidente come Robin abbia un talento speciale. Già a 10 anni con il pallone riesce a fare cose incredibili. La sua specialità è lanciare la palla in alto e stopparla con la parte posteriore del collo. Eppure inizia a giocare in porta. Ha riflessi eccezionali. L’altro sport in cui si dimostra abilissimo è il cricket. A 13 anni diversi club londinesi gli offrono la possibilità di allenarsi con loro ma alla fine decidono tutti di non trattenere Robin. Prima il Crystal Palace e poi il Queens Park Rangers. Per ultimo il Chelsea.

Nessuno discute le sue qualità ma ci sono già due problemi evidenti, che caratterizzeranno per sempre la carriera e la vita di Robin: una assoluta mancanza di disciplina in campo e “passioni” non certo consone fuori dal campo, soprattutto per alcol e droghe. A 15 anni è già un consumatore di cannabis, speed e metadone. Per mantenere i suoi vizi inizia a fare piccoli furti. Viene “beccato” più volte e alla fine viene condannato a 14 mesi di reclusione nel carcere minorile di Feltham.

In carcere c’è una squadra di calcio che va a giocare partite amichevoli anche con squadre giovanili di un certo rilievo. E’ proprio durante una di queste partite che viene notato dal Reading. Tutto inizia nel migliore dei modi, ma ad un certo punto decide di mollare tutto e di tornare a Acton per andare a convivere con la fidanzata sedicenne Maxine. Scelta molto coraggiosa per l’epoca visto che la ragazza è di colore e in Inghilterra non si sa ancora cosa sia l’integrazione. In diverse occasioni sarà coinvolto in risse derivanti dagli insulti razziali rivolti alla coppia. Robin sposerà Maxine e da lei poco dopo avrà un figlio. Prova a mettere la testa a posto riciclandosi come asfaltatore. Un amico lo convince a tornare nel calcio. La squadra è il Walthamstow Avenue. Robin segna e si diverte. Oltre allo stipendio da operaio aggiunge quello da calciatore e aiuta la famiglia. Ma aiuta anche i vecchi vizi.

In un match di campionato contro l’Hayes, squadra molto ambiziosa, Robin gioca una partita eccezionale. I dirigenti lo notano e lo vogliono assolutamente nel loro club. Gioca e segna tanti gol con l’Hayes, continua a lavorare al cantiere edile, a portarsi a letto tante ragazze, a bere e fumare praticamente qualsiasi cosa e a fare a cazzotti il sabato sera. Ma le prestazioni sul campo sono impeccabili. I club importanti iniziano a seguirlo, ma mentre è al lavoro in cantiere Robin cade da un’impalcatura. Precipita al piano sottostante e un pezzo di ferro sporgente gli si conficca nella schiena. La situazione è critica. Robin viene trasportato al vicino ospedale di St. Thomas. Il ferro si è conficcato a due centimetri scarsi dal cuore. Robin vivrà ma il recupero sarà lungo, almeno secondo i medici.

Infatti, Friday torna al lavoro e soprattutto a giocare con l’Hayes dopo soli 3 mesi. Rientra giusto in tempo per il 1° turno di FA Cup dove l’Hayes deve affrontare il Bristol Rovers. E’ il 18 novembre del 1972. L’Hayes elimina il Bristol Rovers e nel turno successivo arriva il Reading, una delle squadre che lo aveva preso in prova. Robin convince e il manager dei Royals fa staccare al presidente un assegno da 750 sterline per averlo. Inizia a giocare con le riserve ma stupisce subito. Poi durante un allenamento stende 3 compagni. Il manager sospende la partitella, si avvicina a Friday e gli dice: “figliolo, sabato pomeriggio abbiamo una partita di campionato. Se continui così non arriverò ad averne undici da mandare in campo”.

Friday dirà: “mi ero proprio rotto di giocare con quei finocchi”. Dopo due settimane Hurley gli comunica che la domenica successiva lo farà esordire in prima squadra contro il Northampton: “Fantastico Boss! Le prometto che sabato sera me ne starò buono in casa, niente alcool e niente scazzottate”. “Figliolo” gli risponde Hurley “posso sopportare una bugia ogni tanto … ma tre in una volta sola sono troppe!” E se è vero che Robin Friday non terrà mai fede a queste promesse è altrettanto vero che quello che riuscirà a fare in campo lo trasformerà in breve nell’idolo assoluto di Elm Park. Salta gli allenamenti con frequenza, si presenta alle partite in condizioni disastrose, a volte lo danno addirittura per disperso.

Al termine della sua prima stagione segna 7 reti e contribuisce alla scalata del Reading dalle ultime posizioni in cui si trovava a gennaio fino ad un eccellente sesto posto finale ad una manciata di punti dalla zona promozione. Arriva l’estate e di Robin Friday si perdono completamente le tracce. Poco prima dell’amichevole contro il Watford si presenta al campo un uomo con capelli lunghi, barba incolta e magro. E’ Robin Friday. Gioca e fa ammattire la difesa del Watford, uscendone da migliore in campo. Alla sua prima stagione intera da professionista Robin Friday segnerà 20 reti, il Reading finirà sempre nella parte alta della classifica ma soprattutto il suo nome inizierà a circolare anche ad altissimi livelli. Si parla di West Ham, di Sheffield United e addirittura dell’Arsenal. Non se ne farà nulla anche perché le abitudini di Robin non cambiano di una virgola.

Nella stagione successiva è ancora al Reading. Con 22 reti trascina la squadra alla promozione in terza divisione. Arriva un’importante offerta del Cardiff. Friday non è convinto, ma il club minaccia di rescindergli il contratto. Robin, infatti, si sta perdendo anche sul campo. Alla fine accetta e il 30 dicembre 1976 diventa un giocatore del Cardiff, seconda divisione inglese. Come inizio non c’è male. Al suo arrivo alla stazione centrale viene arrestato per aver viaggiato senza biglietto. Sarà il suo nuovo allenatore a pagare la multa e a portarlo in sede. Esordio contro il Fulham di George Best, che però non ci sarà per colpa di un guaio muscolare. Il Cardiff vincerà 3-0 e Friday metterà a segno due gol.

Robin vince il duello con un gigante del calcio inglese come Bobby Moore. I due hanno anche qualcosa da dirsi. Il loro alterco finirà esattamente nel momento in cui Robin Friday “strizzerà” i testicoli del capitano dell’Inghilterra campione del Mondo nel 1966. Al termine dell’incontro Jimmy Andrews, manager del Cardiff, telefonerà al suo collega del Reading, Charlie Hurley, che pochi giorni prima gli ha venduto per una miseria Friday. “Charlie, li ha fatti impazzire tutti per 90 minuti. Friday è stato fantastico. Mi hai venduto un fenomeno” urla entusiasta Andrews al suo collega. “Jimmy, ce l’hai solo da 3 giorni ! Ne riparliamo tra tre mesi …” è la risposta di Hurley. Finirà la stagione segnando in totale sette reti alternando prestazioni eccellenti ad altre assolutamente abuliche.

Friday si allena sempre meno, Andrews non è ragionevole come Hurley. Non lo perdona. La pazienza è sempre meno e quando dopo la pausa estiva Friday si presenta in condizioni disastrose, avendo contratto una grave forma di dissenteria che gli ha fatto perdere più di 10 kg anche Andrews capisce che la salute e lo stato fisico di Friday sono ormai compromessi.

La sua ultima chance è contro il Brighton, due mesi dopo. A marcarlo c’è un giovane Mark Lawrenson, che diventerà uno dei pilastri del Liverpool e della nazionale irlandese. Robin perde il duello. Durante l’ennesimo anticipo in scivolata di Lawrenson, mentre l’irlandese è ancora a terra, Friday gli rifila un calcio in pieno volto. Espulsione. Non pago sembra che si sia recato negli spogliatoi e abbia lasciato un ricordino nella borsa di Lawreson (gli defecò dentro).

E’ la sua ultima recita. Viene squalificato e multato. Il 20 dicembre del 1977, a soli 25 anni, lascerà definitivamente il calcio. Dopo il divorzio dalla seconda moglie riprende a lavorare in cantiere. I tifosi del Reading fanno una petizione per riaverlo in campo. Il nuovo manager dei Royals, Maurice Evans, lo chiama: “Figliolo, se metti in ordine la tua vita tu puoi ancora arrivare dove vuoi nel calcio, anche in Nazionale” gli dice. “Quanti anni ha Boss?” gli chiede Friday. “Quarantuno” risponde Evans. “Bene. Io ho più o meno la metà dei suoi anni ma ho già vissuto il doppio di lei”.

E’ la fine. Un terzo matrimonio fallito, il ritorno a vivere con i genitori prima di riuscire ad avere un piccolo appartamento concesso dallo stato a persone non abbienti. Finirà ancora in carcere per aver sequestrato droga a dei giovani spacciatori fingendosi un agente di polizia. Morirà il 22 dicembre del 1990 per una overdose di eroina. Robin Friday aveva 38 anni. Resterà sempre il dubbio su dove sarebbe potuto arrivare se avesse avuto la testa a posto. I tifosi del Cardiff e del Reading lo hanno votato “Calciatore del Secolo”. Il talento era immenso, ma a volte non basta. E Friday ne è, forse, l’esempio più lampante.