Gaetano Scirea, classe ed eleganza fatte persona: un campione beffato da un tragico destino

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Gaetano Scirea, ex libero di Juve e Nazionale
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C’era una volta il libero. E Gaetano Scirea incarnava perfettamente questo ruolo. Nato il 25 maggio del 1953, Scirea avrebbe compiuto oggi 67 anni. Milanese, di Cernusco sul Naviglio, esordì in Serie A con la maglia dell’Atalanta. Passò poi alla Juventus, scrivendo pagine indelebili della storia bianconera e della Nazionale Italiana, vincendo i Mondiali del 1982. Scirea era un libero molto offensivo, non falloso e non cattivo. Grande eleganza e classe. Bellissimo da vedere quando giocava palla con l’esterno e il collo del piede. Carattere umile e riservato. Un uomo fuori dal comune. Straordinario sotto tutti gli aspetti, in campo e fuori. Compagni e tifosi si emozionano ancora oggi a parlare di lui.

Un bellissimo romanzo, di quelli dove il protagonista lotta e sopravvive sempre. Un moderno Ulisse, Gaetano Scirea che, al contrario dell’eroe omerico, non farà ritorno dal suo viaggio. In qualità di allenatore in seconda della Juventus, Scirea fu inviato a visionare il Górnik Zabrze, squadra polacca che avrebbe affrontato i bianconeri. Una squadra innocua, ma che aveva preoccupato la società bianconera che volle inviare a tutti i costi Scirea in Slesia. Una misura troppo scrupolosa vista la caratura dell’avversaria. Ah, a proposito, la Juventus ne farà uno all’andata e 4 al ritorno ai polacchi.

A Babsk (una frazione della Polonia) sulla strada per Varsavia, un furgone incrociò frontalmente la Fiat 125 su cui viaggiavano Scirea e altre 3 persone (due dirigenti e una interprete). Una manovra azzardata su una strada a senso unico. Solo una persona riuscì a scappare. Le altre rimasero imprigionate tra le fiamme. Sì perché ad uccidere Scirea e altre 2 persone non fu l’incidente ma un incendio divampato a causa delle taniche di benzina che l’autista aveva voluto riempire per evitare di rimanere a secco durante il viaggio, perché in Polonia c’erano code ai distributori. E questa mossa sarà fatale. Insieme a Scirea moriranno l’interprete e l’autista mentre l’altro dirigente rimarrà solo ferito.

L’incidente avvenne poco prima dell’una, ma la notizia arrivò in Italia solo in serata. A Sandro Ciotti, a ‘La Domenica Sportiva’ spettò l’ingrato compito di darne l’annuncio: “E’ inutile spendere parole per illustrare un uomo che si è illustrato da solo per tanti anni sui campi del mondo, che ha conquistato un titolo mondiale con pieno merito, che era un campione non soltanto di sport ma soprattutto di civiltà”. Queste le parole dello storico giornalista in quel tremendo 3 settembre del 1989, quando il destino portò via Gaetano Scirea, un campione e un uomo d’altri tempi. Umile, corretto, rispettoso degli altri, si scusava sempre con tutti, mai un’espulsione in carriera. Ogni tifoso che l’abbia avvicinato, in qualunque frangente, ha a casa il suo autografo, ha ricevuto la sua stretta di mano e il suo sorriso. Un esempio per le generazioni attuali e quelle future.