Osvaldo Bagnoli, il mago della Bovisa che portò lo scudetto a Verona. Buona carriera da mezzala, specialmente nel Milan con cui vinse il campionato del 1956-57. Tre stagioni a Verona, due all’Udinese, tre al Catanzaro, tre alla SPAL e infine cinque stagioni di fila nel Verbania. Iniziò poi la sua carriera da allenatore: da ricordare un sesto posto con il Como e una miracolosa salvezza con il Rimini. Fu chiamato in C2 dal Fano e centrò la promozione. Poi dalla B alla A con il Cesena. Finalmente l’arrivo a Verona: promozione, quarto posto in Serie A e una finale di Coppa Italia contro la Juventus, vinta all’andata 2-0 e persa al ritorno 3-0 dopo i supplementari. Di quel Verona si ricordano Dirceu, unico straniero in rosa e Garella, portiere che parava con i piedi. La stagione successiva sesto posto e debutto in Coppa UEFA.
Nell’estate del 1984 al Napoli arrivò Maradona. Al Verona approdarono in sordina due stranieri: Briegel ed Elkjaer. Il risultato fu strabiliante: Bagnoli diresse perfettamente una meravigliosa orchestra e spazzò via la Juventus di Platini, l’Inter di Rumenigge e relegò al secondo posto il Torino, rimanendo in testa dalla prima all’ultima giornata. Altre quattro stagioni al Verona, poi due al Genoa e due all’Inter. E’ stato nominato presidente onorario del Verona due anni fa, ma non rimpiange il calcio giocato: “L’Inter mi ha mandato in pensione in anticipo, ma non voglio darle troppe colpe. Ero ben predisposto. I primi mesi da esonerato mi dimostrarono che stavo bene anche senza il calcio attivo: stare in campo mi piaceva, ma non sopportavo più il contorno. Io sono un uomo fortunato, perché ho giocato a pallone e ho potuto mettere da parte qualcosina. Se io oggi sono un pensionato sereno, lo devo al calcio. La mia vita è stata molto impegnata e, se tornassi indietro, forse cercherei di trovare qualche spiraglio per il tempo libero. Oggi che di tempo ne ho, capisco quanto è importante. Ma non parlatemi di sacrifici, per favore. I sacrifici, quelli veri, li fanno gli operai“.
Emanuele Dotto, voce storica dello sport italiano, tra i grandi di ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ raccontò un aneddoto a ‘Il Fatto Quotidiano’: “Osvaldo Bagnoli, una delle persone più belle e intelligenti che ho conosciuto nonostante non avesse studiato. Ricordo quando ero a Verona con gli scaligeri che persero contro la Juventus che ebbe vari episodi arbitrali a favore: negli spogliatoi Volpati per la rabbia tirò uno zoccolo in una vetrata, rompendola. A quel punto si affacciò un ufficiale dei carabinieri per chiedere se andasse tutto bene e intervenne Bagnoli con la famosa battuta ‘Se cercate i ladri sono nell’altro spogliatoio‘”.
In una recente intervista, Bagnoli ha dichiarato: “Non sono troppo in forma, di alcune giornate non ho più memoria. Ma lo scudetto vinto col Verona me lo ricordo sempre”.