Andriy Shevchenko nasce a Dvirkivšcyna, vicino Kiev, il 29 settembre del 1976. Nel 1999 arriva un ragazzo sconosciuto, che scriverà la storia del Milan e non solo. Arriva da una scuola dura quella del colonnello Lobanovskyi, chiamato così perché faceva parte dell’Armata Rossa. Qualcuno lo conosceva per le sue gesta in Champions League con la maglia della Dinamo Kiev. Ci mette poco per farsi conoscere e amare. Segna 24 reti al primo anno in Italia e diventa capocannoniere. Il primo straniero, dopo Platini, a riuscirsi alla prima stagione. Pochi anni dopo arriva al Milan colui che comporrà una coppia d’attacco leggendaria e devastante: Pippo Inzaghi.
Uomo simbolo dell’edizione 2002-03 della Champions League. Una sua prodezza nel derby europeo contro l’Inter regala la finale ai rossoneri. Una finale tutta italiana, all’Old Trafford, contro la Juventus. Una partita tesa, vibrante, che si conclude ai rigori. E chi, se non lui, poteva battere il rigore decisivo? Spiazza Buffon e regala al Milan la straripante gioia della sesta Champions League della sua storia. Segna anche nella Supercoppa Europea contro il Porto e disputa una grande stagione nel 2003-2004 con 24 reti. A dicembre 2004 vince un meritatissimo Pallone d’Oro. La voglia di cambiamento, le pressioni della moglie interessata ad una scuola inglese per l’avvenire dei figli, e la corte del patron del Chelsea Abramovich, convincono Sheva a lasciare il Milan nell’estate del 2006.
Qui inizia la fase calante del bomber ucraino. Solo 9 gol con il Chelsea, un ritorno al Milan nella stagione 2008-2009 da dimenticare, la chiusura alla Dinamo Kiev con 23 gol in 55 partite. Centoundici presenze e 48 reti con la nazionale ucraina. Attaccante universale, dotato di grande forza fisica e velocità. Innato senso del gol, tiro dalla distanza, ottimo colpo di testa, Shevchenko è stato uno degli attaccanti più forti di sempre.
Si racconta che lo Sporting Gijon rinunciò al suo acquisto per via della cifra richiesta, 3 miliardi. E si narra che chi rifiutò quel ragazzo ucraino venne licenziato poco dopo. Un’altra curiosità è legata al suo numero di maglia, il 7. Alla Dinamo Kiev indossava il 10, ma al Milan era già occupato e Ibrahima Ba gli propone il 7. L’ucraino accetta e curiosità vuole che la pronuncia del numero sette in lingua ebraica sia Sheva. EA7 è la linea di abbigliamento dedicata a lui da Giorgio Armani, grande amico di Shevchenko. Con Armani, Andriy ha anche aperto due negozi a Kiev e proprio in un party organizzato dallo stilista italiano nel 2002 Shevchenko ha conosciuto la sua futura moglie, la modella americana Kristen Pazik.
Fu capocannoniere di un torneo Under-14 organizzato in Galles e dedicato a Ian Rush e come premio ricevette proprio gli scarpini dell’ex attaccante del Liverpool. “In realtà, le scarpe erano troppo piccole, ma io ho voluto usarle lo stesso fino a sfondarle con l’alluce”, dichiarò Shevchenko qualche anno fa. Berlusconi ebbe un ruolo importantissimo durante la malattia del padre dell’ucraino. L’allora presidente del Milan garantì cure e mise a disposizione i suoi medici di fiducia per il trapianto al cuore del papà dell’attaccante.
Dal 12 luglio del 2016, Shevchenko è il CT dell’Ucraina. Nel tempo libero si dedica al suo passatempo preferito: il golf, ma non disdegna anche il tennis e la pesca. Un rapporto speciale lo ha sempre legato a Silvio Berlusconi, tant’è che l’ex patron del Milan è il padrino del figlio di Sheva, Jordan.