Batistuta, arrivò in Italia con una scommessa. La dieta di Bielsa, il “Te amo Irina” e i problemi alla caviglie

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Gabriel Omar Batistuta, ex attaccante argentino

CalcioWeb

Gabriel Omar Batistuta è stato uno degli attaccanti più profilici della Serie A ed uno dei centravanti più completi al mondo. La Fifa infatti l’ha inserito tra i 125 migliori giocatori viventi. Cresciuto nel Newell’s Old Boys, gioca per una stagione con il River Plate, quindi un anno col Boca Juniors, prima di arrivare alla Fiorentina, dove realizza 168 gol in 269 gare ufficiali e vince una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. Ha poi giocato con Roma, Inter e Al-Arabi. Con 54 gol è il secondo miglior realizzatore nella storia dell’Albiceleste.

Fondamentale per la sua crescita è stato Marcelo Bielsa. L’allenatore argentino vide in lui qualcosa di speciale. Lo massacrò di lavoro sul campo e gli impose una dieta ferrea fuori dal rettangolo verde. Batistuta perse 10 chili e iniziò la sua trasformazione in Re Leone. Bielsa, un giorno, si presenta nella sua camera con una scatola di alfajores, biscotti tipici argentini e con una stecca di cioccolata, segnale che il primo step era superato. Con il River Plate giocò un solo anno. Stroncato dal nuovo allenatore, Daniel Passarella, senza un motivo nel 1990 passò al Boca. Il 28 dicembre del 1990, nella chiesa di San Roque, Gabriel sposa la dolce Irina.

Franco Causio, scoperto da un dipendente delle Ferrovie: era Moggi. Aneddoti e verità sulla partita a scopone con Pertini

Ma come iniziò la carriera di Batistuta?

Un inizio particolare. Fu una scommessa a dare il via alla sua carriera. Marzo ’91, A Buenos Aires, il procuratore Settimìo Aloisio gli lancia una sfida: “Tra una settimana inizia la Copa America, se vuoi coronare il tuo desiderio di giocare nel calcio italiano devi segnare almeno sei gol. Scaraventa quei palloni dentro e io ti regalo il tuo sogno“. L’Argentina di Alfio Basile inizia sfidando il Venezuela. Batistuta conquista a sorpresa una maglia da titolare e segna subito una doppietta. Contro il Cile è una battaglia. Sassi ad accogliere il pubblico. Altro gol. E dopo ogni rete la stessa scenetta. Si gira verso Aloisio e gli dice: “Quante reti mi mancano per andare in Italia?”. Segna anche contro Brasile e Paraguay. L’ultima partita è contro la Colombia. L’Argentina vince 2-1 e Bati realizza il gol decisivo. Sono 6. Ogni promessa è debito. Si va in Italia, si va alla Fiorentina. Primi anni difficili e una retrocessione in Serie B. Ma Batistuta non è uno che molla: “C’era un’immagine che dovevo cancellare dai miei occhi: il vecchio presidente Mario Cecchi Gori costretto a lasciare lo stadio con la polizia. Volevo bene al presidente. Aveva investito nella Fiorentina tanti soldi e tanta passione. Non potevo lasciare la squadra in serie B”. Ed ecco che scatta un’altra promessa. “Riporterò la Fiorentina in Serie A”. Rifiuta i soldi del Real Madrid e mantiene la promessa. La Viola torna subito in A.

Che fine ha fatto Luther Blissett? Dalle reti divorate a Mai dire Gol fino alla 24 ore di Le Mans

Arriva il trionfo in Coppa Italia e quello in Supercoppa Italiana. A decidere una sua punizione. E poi la dedica in camera: Te amo Irina”. La signora Batistuta è una delle poche che non ascolta quella dedica. In vacanza a Viareggio con il televisore rotto scoprirà dopo il gesto del marito. Dopo i successi con la Fiorentina, arriva la Roma. Venti gol e un contributo notevole alla conquista dello scudetto. In Nazionale non va altrettanto bene e inizia il declino. L’Inter è l’ultima tappa italiana. Poi chiude in Qatar.

Iniziano anche i primi problemi alla caviglie che lo accompagnano tutt’oggi. Una grave forma di artrosi che lo ha portato a perdere le cartilagini. Dopo anni di attesa Batistuta ha potuto impiantare una protesi alla caviglia sinistra, che permette di eliminare il dolore senza perdere la mobilità. Ora Batistuta si gode i quattro figli Thiago, Lucas, Joaquin e Shamel. Nel 2019 è stato ospite di “Ballando con le stelle”.

I numeri di Gabriel Batistuta sul campo parlano da soli: è il secondo marcatore di sempre con la maglia dell’Argentina, il miglior realizzatore di sempre della Fiorentina in Serie A e al 12esimo posto assoluto tra i migliori marcatori del massimo campionato italiano. Nel suo palmarés individuale, un titolo capocannoniere nel campionato italiano, due nella Coppa America, uno in Coppa Italia. E’ il calciatore che ha segnato in Italia al maggior numero di società differenti, ben 49.

Sono 11 le gare consecutive che hanno visto Batistuta andare a segno nel corso della stagione 1994/95, anche questo un record imbattuto. Unico calciatore a siglare due triplette in due differenti edizioni del mondiale: nel 1994 contro la Grecia e nel 1998 contro la Giamaica. Diverse esultanze particolari per “Batigol”. Quella della bandierina, suggerita dall’allora compagno Francesco Flachi, aggregato in prima squadra dalla primavera, ma anche la celebre mitragliatrice.

E’ stato anche capocannoniere al torneo di Viareggio del 1989, con la maglia del Deportivo Italiano-dove era in prestito-mostrò immediatamente le sue devastanti qualità in zona gol, andando a segno in ben tre occasioni contro Napoli, CSKA Sofia e Milan. La sua squadra si qualificò da prima del girone e giunse ai quarti di finale della Coppa Carnevale. Un attaccante a dir poco devastante. Tutto questo era, è e sarà Batistuta.