Massimo Ambrosini è stato un ottimo centrocampista. Nato a Pesaro, è cresciuto nel Cesena, squadra con cui ha esordito in Serie B. Passato nel 1995 al Milan, vi è rimasto sino al 2013, salvo una stagione nel Vicenza. Ha chiuso la carriera con la maglia della Fiorentina. Centrocampista duttile, ricopriva il ruolo di mediano e mezzala. Grandi capacità di inserimento e abilità nel gioco aereo. Dopo il ritiro è diventato opinionista e capo delegazione dell’Under 21. Ha recitato nel film ‘Eccezzziunale veramente – Capitolo secondo… me’. E’ un grande appassionato di basket.
Tanti gli aneddoti raccontati da Ambrosini su ex compagni e avversari: “Il più forte che ho affrontato? Zidane. Con che avversario mi sono scontrato di più? Pavel Nedved. Il momento più felice in campo? Quando Sheva ha segnato il rigore a Manchester”.
Ancelotti ha raccontato. “Massimo Ambrosini meditava di smettere di giocare a causa dei continui infortuni. Aveva il morale talmente basso che era arrivato dall’altra parte del mondo. Su di lui abbiamo dovuto fare un grandissimo lavoro psicologico, per indurlo a cambiare atteggiamento, ricordargli quanto avessimo bisogno di lui. Io avevo in mente quale fosse la nostra formazione ideale per vincere la Champions League, e lui ne faceva parte. “Con te vinceremo” gli ho detto. Non mi ha mandato a fare in culo perché è un ragazzo educato. Massimo, non sto scherzando. Determinato partite non le posso giocare con Inzaghi e Gilardino insieme, saremmo troppo sbilanciati. Voglio rispolverare il caro vecchio Albero di natale, quindi tu ci dovrai essere. Punto e basta. Ambrosini dopo tanto tempo era tornato a giocare in Coppa Italia, aveva sentito un dolore alla coscia ed era di nuovo caduto in una specie di depressione: ‘Basta voglio smettere, non ce la faccio davvero più’. Il dottore era perplesso, mi prendeva da parte e quasi sussurrava: ‘Guarda che non ha niente. Su quella gamba non vediamo nulla di particolare’. Allora ho parlato di nuovo con Massimo: i medici mi dicono che sei un malato immaginario, però tu sostieni di aver dolore. Facciamo una bella cosa. Ti faccio giocare domenica, tu rimani in campo finché puoi: un minuto, due, dieci, trenta. E se poi ti spacchi, meglio ancora: risolveremo il problema e capiremo che avevi ragione tu. Poi è successo che è entrato in campo, non ha avuto nessun fastidio e ha ricominciato a stare bene”.
Ambrosini gufava gli avversari: “Quando guardavamo le partite era normale. Nel 2012 noi giocammo e perdemmo contro la Fiorentina nel pomeriggio. Era l’anno del gol di Muntari contro la Juve. La sera giocava la Juventus a Palermo, ma quella gara non riuscii neanche a vederla”. Un aneddoto su Maldini: “Una volta ci siamo trovati in 3 o 4 di noi ad un pranzo a Milanello a convincere Paolo a continuare a giocare. Paolo negli ultimi anni della carriera rinnovava di anno in anno, perché aveva problemi fisici. In quell’occasione l’abbiamo quasi costretto a firmare. Voglio pensare che la sua carriera si sia allungata grazie anche alle insistenze nostre”.
Infine un divertente aneddoto su Ancelotti e i calci piazzati: “Ricordo quel giorno in cui Ancelotti, prima di un match negli spogliatoi, organizzando i calci piazzati disse: ‘le punizioni da destra le batterà Dinho, da sinistra Andrea, dal limite dell’area David oppure Dinho, e dai 25/30 metri Andrea. Sono stato chiaro?’ In quel periodo, bastava uno sguardo tra di noi per capire tutto in un secondo. Ci guardammo, e partì lo scherzo. Rispose Pirlo… ‘No mister, io non ho capito niente’. Allora mi ripeto: ‘dalla destra Dinho, dalla sinistra tu Andrea, dal limite dell’area Dinho oppure David, e dai 25/30 metri sempre tu Andrea’. Tutti noi cominciammo a sorridere, fino a quando Clarence disse: ‘Mister ed io? Batto quelle dal limite?’. A quel punto si infuriò Carlo, buttó tutto per aria e gridò: ‘Fate un po come c…o vi pare, vado a sciacquarmi la faccia che non ci sto capendo più nulla. Siete troppi, e pure stronzi…‘”.