Domenico Morfeo: un talento sprecato nel calcio, ora ha scelto un’altra strada

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Domenico Morfeo, ex trequartista

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Se da ragazzo ti chiamano Maradonino significa che il talento ce l’hai. E di talento ne aveva Domenico Morfeo, classe ’76. Nato a San Benedetto dei Marsi (L’Aquila), venne scoperto da Mino Favini, grande talent scout dell’Atalanta recentemente scomparso. “Faceva delle giocate che i suoi compagni nemmeno capivano già a 14 anni. Ci aspettavamo di più da lui” diceva il compianto Favini. E sì perché se Morfeo aveva talento l’ha sprecato. Troppo altalenante. Capace di fare il Maradona, così come di giocare in modo pessimo. Morfeo a 17 anni debuttò in Serie A con la maglia dell’Atalanta. La sua miglior stagione è quella 1995-96. Lasciò Bergamo per Firenze, poi Milan, Cagliari, Verona e Inter, con altre due parentesi alla Fiorentina. Buone stagioni a Parma tra il 2003 ed il 2008, poi Brescia e Cremonese, dove racimola pochissime presenze. Chiude la carriera con la squadra del suo paese, il San Benedetto dei Marsi, in seconda categoria, segnando 19 reti in 22 presenze.

Un incompiuto Morfeo. Uno di quelli che a scuola sarebbero bollati come “è bravo ma non si applica”. Qualche espulsione di troppo, diversi infortuni e qualche vizio a frenarlo. “Non ho mai rispettato troppo le regole, ho ricevuto qualche espulsione di troppo. Se c’era da bere un bicchiere di vino o fumare una sigaretta non mi tiravo indietro. E, magari, qualche battibecco con i mister che non sopportavo”. Nel 2015 apre ad Avezzano, in Abruzzo, un centro commerciale chiamato “Shopping Park Ten” prima della scelta di darsi alla ristorazione. Oggi gestisce il Dolce Vita, un ristorante a Parma. Chissà se anche qui è bravo ma non si applica. Beh, per scoprirlo non resta che passare di lì e assaggiare qualche specialità.

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