Procuratori, soldi e favori. Gentile shock: “come la mafia. Io fatto fuori dalla Nazionale” 

Le dure dichiarazioni di Claudio Gentile contro la 'mafia dei procuratori': la sua estromissione dal calcio e un retroscena particolare

CalcioWeb

A 17 anni dall’ultima partita alla guida di una Nazionale Italiana, Claudio Gentile torna a parlare ai microfoni di “La Repubblica” e lo fa con toni decisamente duri. L’ex terzino italiano, protagonista di Spagna ’82, ha rilasciato alcune dichiarazioni pungenti in merito al suo allontanamento dalla panchina dell’Under 21 che sotto la sua guida aveva vinto un Europeo e un bronzo olimpico.

Un addio brusco

L’addio è stato improvviso, inaspettato, brusco. Il motivo? Gentile se lo chiede ancora oggi, ma non ha mai ricevuto una risposta. “Io non so chi mi abbia fatto saltare in aria. Rubavo? Ero corrotto? Ero antipatico? Me lo dicano. Almeno, dopo quasi vent’anni ne saprò finalmente qualcosa in più. Ma poi si preparino alle denunce dei miei avvocati“, ha dichiarato l’ex calciatore. All’epoca Gentile sembrava destinato verso la Nazionale maggiore, ma anche la Juventus sembrava essersi fatta avanti, entrambe le piste poi svanite.

La ‘mafia dei procuratori’

Gentile riesce a darsi una sola risposta. “Avevo minacciato di denunciare alcuni procuratori che volevano offrirmi denaro, molto denaro, per convocare in Nazionale i loro giocatori. Li cacciai tutti! Io stesso non ho mai avuto un agente. Guarda caso, da quel momento qualcuno me l’ha giurata“, ha dichiarato definendo oggi i procuratori “una lobby come la mafia“.

E ancora “la risposta avrebbe dovuto darla Guido Rossi, che era commissario straordinario della Figc e decise di farmi fuori: ma purtroppo è morto. Potrebbe chiarire qualcosa Demetrio Albertini, al quale spiegai che avevo ricevuto l’offerta di un club importante (la Juventus, ndr) e che mi invitò a rifiutare. ‘Abbiamo progetti importanti per te’, mi disse Albertini. Come no! Il progetto di distruggermi la carriera. Da chi prendevano ordini quei dirigenti? Sono stato ingenuo a non firmare un altro contratto e a non abbandonare la Figc. L’ho fatto per troppa correttezza”.

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