Le confessioni di Thierry Henry, la depressione e le lacrime: “ho pianto tutti i giorni”

Thierry Henry e le confessioni sulla depressione: l'ex calciatore francese rivela tanti dettagli sul suo passato

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Sono tanti, tantissimi i casi di sportivi di alto livello che hanno dovuto fare i conti con la depressione. Tra questi c’è anche Thierry Henry, che nel podcast “Diary of a CEO”, ha confessato la depressione che ha vissuto durante il suo periodo da giocatore ma anche da allenatore.

Le confessioni di Thierry Henry

Per tutta la mia carriera devo essere stato depresso. Lo sapevo? No. Ho fatto qualcosa a riguardo? No. Ma in un certo senso mi sono adattato. Ciò non significa che sto camminando dritto, ma sto camminando. Bisogna mettere un piede e poi l’altro, questo mi dicono fin da quando ero molto piccolo. E camminare…“, ha ammesso l’ex calciatore di Arsenal e Barcellona.

La consapevolezza

Lo sapevo prima, ma stavo mentendo a me stesso. Per assicurarmi che quei sentimenti non andassero troppo lontano, ho indossato il “mantello”. Ma quando non sei più un giocatore, non puoi più indossare quel “mantello”. Tendiamo a scappare invece di affrontare i nostri problemi, questo è ciò che facciamo sempre. Cerchiamo di tenerci occupati, cerchiamo di evitare il problema o di non pensarci. Non ho mai smesso di camminare, se l’avessi fatto forse me ne sarei accorto. Ho mentito per molti anni, le persone non erano pronte ad ascoltarlo. Ho attraversato momenti di depressione. È stato durante il Covid che ho smesso di camminare. Poi inizi a realizzare. Sono stato isolato a Montreal e non ho potuto vedere i miei figli per un anno, è stato difficile”, ha aggiunto.

A quel tempo piangevo quasi tutti i giorni senza motivo, le lacrime venivano da sole. Perché? Non lo so, ma forse erano lì da molto tempo. Ho pianto per tutto ciò che non ero riuscito a ottenere in passato“, ha aggiunto.

L’infanzia

Quando ero bambino mio padre diceva sempre: ‘Non hai fatto bene’. Quando lo senti così tante volte, ti resta in testa. Era molto esigente. Ricordo che una volta ho segnato sei gol ed ero infelice: “Hai perso quel controllo, hai perso quel cross. Ad un certo punto ha aiutato l’atleta, ma non l’essere umano: non ho ricevuto affetto né amore, la prima volta che mio padre mi ha abbracciato mi ha detto: ‘questo bambino sarà un grande calciatore’. Da lì non mi restava che cercare la sua approvazione“, ha affermato ancora.

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