Genova-Sanremo, pochi km di distanza. Per la Juventus risuona la hit vincitrice del Festival, ma non c’è Angelina Mango al microfono, bensì Max Allegri. “La cumbia della noia” cantata dal tecnico bianconero, in arte “Acciuga”, non fa ballare proprio nessuno. L’effetto è soporifero per i tifosi neutrali, probabilmente frustrante per chi appartiene ai colori bianconeri.
E se è vero che la Juventus, da DNA, non è mai stata una squadra alla quale è interessato l’estetismo calcistico, è anche vero che prestazioni come quella contro il Genoa di quest’oggi fanno rabbrividire anche i risultatisti più convinti. E se più indizi fanno una prova, le partite contro Frosinone, Empoli, Udinese, Monza, Verona e diverse altre in stagione, nelle quali sono arrivate anche delle vittorie complicate e sofferte, la dicono lunga sul ‘corto muso’ e sulla situazione della Juventus. Nelle ultime 8 partite la Juventus ha raccolto appena 7 punti, meno di 1 a partita, una media da retrocessione.
Una squadra senza idee, inefficace, spenta. Quest’oggi 2 tiri in porta, uno per tempo. La Juventus per fare gol deve essere la rappresentazione pratica del cinismo e trasformare l’unico pallone che riesce a indirizzare fra i pali ogni 45 minuti. E non è un episodio sporadico. I due pali colpiti non aiutano di certo, ma non può essere sempre la giocata di un singolo a decidere una partita nella quale un Genoa quadrato e compatto ha messo a nudo tutte le difficoltà della Juventus.
La frustrazione di Dusan Vlahovic, che a fine partita si becca due gialli per proteste in 5 secondi, sfilando via arrabbiato con Allegri in sottofondo che lo guarda con una faccia a metà fra il deluso e il rassegnato, è la rappresentazione perfetta di una squadra per la quale “vincere è l’unica cosa che conta“, ma che oggi, con l’aiuto del ranking UEFA per nazioni, sarebbe contenta di arrivare al 5° posto. L’obiettivo, stagionale di rientrare in Champions sarebbe raggiunto. Parole e musica di Max.