Dalla Reggina al fuorigioco sconosciuto, Bandecchi: “se spendi ecco dove arrivi in Serie A” | VIDEO

Bandecchi interviene sul caso Reggina, tra cordata e marchio, parla del 'gioiello' Ternana e degli investimenti nel calcio di Serie A

CalcioWeb

Imprenditore, sindaco, presidente di una squadra di calcio. Vulcanico, sanguigno e senza peli sulla lingua. Stefano Bandecchi è tutto questo e molto altro. Una figura sempre sotto i riflettori, che fa discutere, che divide, ma che sicuramente non passa mai inosservata. Anche e soprattutto quando parla di pallone.

Presente a Reggio Calabria per sostenere la candidatura a sindaco di Massimo Ripepi, Stefano Bandecchi ha rilasciato un’intervista a “StrettoWeb” nella quale ha parlato anche e soprattutto di calcio, concentrandosi sulla querelle Reggina, sulla gestione della Ternana e sulla gestione economica di una squadra che punta in alto.

Bandecchi e la Reggina: dalla cordata al marchio

Una storia d’amore nata quando Bandecchi, ai tempi della pandemia, disse che la Serie B sarebbe dovuta essere assegnata alla Reggina di diritto, al momento dello stop. Dichiarazioni che portarono agli applausi del Granillo durante Reggina-Ternana. Successivamente un’altra frase, male interpretata dai tifosi: “posso accompagnarvi fino alla Serie C“, pronunciata dopo il caos della scorsa estate nel quale il patron Saladini aveva abbandonato la nave prima che affondasse e serviva trovare qualcuno che prendesse in mano il club amaranto.

Il Comune di Reggio Calabria gli preferì Ballarino.Scelta vomitevole“, commenta Bandecchi. “Come mai non è stata scelta la cordata di imprenditori reggini, con capofila l’Università Niccolò Cusano? La mia esperienza nel calcio l’ho già dimostrata: per 2 anni ho vinto il premio di miglior presidente delle categorie professionistiche A-B-C, gli stipendi li ho sempre pagati. È difficile pensare che qualcuno, dopo 3 giorni attenti di riflessione, abbia pensato: Bandecchi ha scritto una paginetta in meno, non ci ha spiegato il progetto. Oggi a Reggio che progetto avete nel calcio? Il mio era: si vince il campionato e vado avanti“.

Bandecchi non nasconde la sua passione per il calcio nata da poco tempo. Lo spunto viene dall’incontro con Ciccio Cozza, storica bandiera della Reggina. “Non seguivo la Reggina ai tempi di Ciccio Cozza. Non mi sono mai occupato di calcio, ci sono arrivato per caso. Nel mio gruppo, quando abbiamo investito nel calcio e stavamo per retrocedere dalla C alla D, ho detto: ‘stop! Voglio iniziare a occuparmi di calcio’. Quando sentivo parlare di ‘seconda palla’, chiedevo a tutti: ‘dove sta questa seconda palla?’. Avevo vergogna di certe cose. Il fuorigioco l’ho capito una settimana fa! ‘Palla ferma’… Mi chiedevo: ‘come si fa a fare gol se la palla è ferma?’“, racconta Bandecchi con ironia.

Bandecchi ha parlato poi della questione marchio. La Fenice Amaranto, attuale società che ha ‘sostituito’ la Reggina, guidata da Ballarino, vorrebbe rilevare il marchio. “Lì c’è qualcosa che non va fin dall’origine: la squadra sarebbe dovuta andare alla cordata di Reggio Calabria, non a quella di Catania. Io ho detto: quel marchio è fondamentale, la squadra si deve chiamare Reggina. Oggi è fallita, quel marchio è in vendita. Se la squadra lo compra, va bene. Io non devo comprare qualcosa per far iniziare la Reggina dalla prima categoria, sarei un cretino. Dovrei regalare il marchio al Comune che dovrebbe girarlo alla squadra“, ha aggiunto l’imprenditore.

Il gioiello Ternana

Nella mia Ternana, fra entrate e uscite, le prime operazioni hanno portato 7 milioni in cassa. Io ho lasciato la Ternana come un gioiello. Faccio il sindaco di Terni. L’opposizione ‘illuminata’ di Terni mi ha detto che non potevo avere una squadra di calcio. Ci avevo già speso diversi milioni, nel calcio ho sempre pensato fossero soldi buttati, gli ho detto: ‘tenetevi voi la squadra’“, ha spiegato Bandecchi in merito alla sua Ternana.

“A suo tempo, ho creato una squadra, insieme a Lucarelli, Leone, Tagliavento, prendendo spunto dalla Reggina. – ha aggiunto BandecchiEntrando negli spogliatoi al Granillo, per complimentarmi dopo la sconfitta della mia squadra, ho visto le facce di quei ragazzi, ho visto quell’atteggiamento: ho capito che i campionati si vincono con quella mentalità“.

Serie A: un investimento a perdere?

Poi una riflessione più generale sugli investimenti nel mondo del pallone ad alti livelli. “Il calcio non rende i soldi che costa. – ha ammesso BandecchiSe fai bene la Serie A, dopo 4-5 anni, ti può mettere in tasca una quarantina di milioni, puoi arrotondare fino a 50-60. Puoi ambire a fare un campionato che va dal 12° posto al 17° posto, per non retrocedere. Puoi fare un’annata particolare. Inutile continuare con le leggende nel mondo del calcio: o ci metti soldi o non ti occupi di calcio. La squadra che l’Università Niccolò Cusano gestiva era una squadra sana, sapeva che ci doveva mettere soldi, li metteva e poi faceva il campionato. Inutile illudersi che arriverà qualcosa di miracoloso, inutile illudersi che se qualcuno investe nel calcio vince.

Abbiamo visto squadre retrocedere anche se hanno speso molto di più: il Bari, bellissima squadra, quest’anno soffre e non hanno risparmiato. Quando ho vinto il campionato di Serie C ero la settima squadra in termini di spesa. Avevo trovato la quadra dello spogliatoio. Certe cose non puoi comprarle. Anzi, quando alcuni dei miei atleti migliori hanno iniziato a guadagnare di più, sono finiti. Il calciatore che ha in testa il guadagno e non ha in testa la maglia, la squadra, l’amicizia con i compagni non produrrà mai nulla”. Di seguito il video con l’intervista completa.

L'intervista di Stefano Bandecchi a StrettoWeb: il video integrale
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