C’era una volta un periodo in cui il Ministro Abodi e il Presidente FIGC Gravina andavano d’accordo. Unità di intenti e di visioni. Ma – è noto – le cose cambiano e, a volte, anche di 180 gradi. In una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport Abodi, inevitabilmente, è chiamato ad esprimersi sulla gravissima crisi – tecnica e politico-gestionale – del calcio italiano.
Lo avevamo già scritto da queste colonne, Gravina ha i giorni contati e sente il fiato sul collo. L’ultimo tentativo è congelare la situazione, approfittare della norma federale che obbliga a un rinvio in caso di assemblea statutaria e…sperare, pregare. Fermo, immobile.
E proprio questo immobilismo – espresso sotto forma di valutazione di carattere generale – spinge Abodi nell’intervista a dichiarare: “non sempre si può aspettare che le cose succedano, a volte bisogna farle succedere”.
La stoccata e il ‘foglia di via’ a Gravina
E, onestamente, di Gravina non si segnalano comportamenti fattivi di alcun tipo in questa fase delicatissima. Ma la stoccata che si trasforma in una messa alla porta per Gravina arriva, come il veleno, in coda: “dalle poltrone” – dice Abodi – “ci si deve anche alzare, la sedentarietà diventa un habitat mentale (repetita iuvant ndr), uno schema di pensiero che alla lunga può produrre solo danni”.
La calda e lunga estate che stiamo vivendo sarà nulla rispetto a un autunno e un inverno caldissimi sull’asse Figc-Lega A-politica, ma il foglio di via indirizzato neanche troppo velatamente da Abodi al Presidente federale Gravina, sotto l’ombrellone nella settimana che precede Ferragosto non se lo aspettava nessuno, nemmeno Gravina.
O, forse, lui sì…