Non succedeva da 14 anni. Era il 2010 quando l’ultima squadra italiana, l’Inter di Mourinho, quella del Triplete, giocava la Supercoppa Europea, partita che mette di fronte i vincitori della Champions League con i vincitori dell’Europa League. E se per vedere vincere la Coppa dalle grandi orecchie a una squadra italiana forse dovremo attendere ancora un po’, una squadra di Serie A porta con fierezza lo stemma dell’Europa League sulla propria casacca.
L’Atalanta ha vinto il primo trofeo europeo della sua storia e lo ha fatto con merito, identità e giocando un grande calcio. Una vittoria che ha permesso ai nerazzurri di regalarsi un biglietto per la serata magica di Varsavia contro il Real Madrid, vincitore della Champions League.
Ancelotti vs Gasperini, la notte di Mbappè: così la Dea sfida gli Dei
Real Madrid-Atalanta sarà una partita bellissima fra due squadre dal DNA fortemente definito e che rispecchiano a pieno i propri allenatori. Nel match che mette di fronte il meglio d’Europa, in panchina c’è il meglio del Made in Italy. Carlo Ancelotti non ha bisogno di presentazioni, le 5 Champions League vinte da allenatore (insieme alle 2 da calciatore) parlano da sole.
Carletto è l’incarnazione della vittoria. L’unico a capace di vincere il campionato in Serie A, Premier League, Bundesliga, Ligue 1 e Liga, i 5 maggiori campionati del mondo. L’uomo che sussurra ai top player, il leader carismatico ma elegante, fine conoscitore del calcio ma mai professore arrogante e presuntuoso. Non alza i toni, alza solo il sopracciglio e i trofei.
Il suo Real Madrid è camaleontico, si adatta a chi ha di fronte e cambia pelle nei momenti caldi della partita. Difesa granitica che sa anche soffrire quando serve, attacco talentuoso, una squadra letale e velenosa che sa colpire quando serve e lo fa maledettamente bene. Mbappè, alla notte dell’esordio ufficiale, è l’ultimo pezzo di un puzzle d’oro che vanta tasselli del calibro di Courtois, Rudiger Carvajal, Modric, Vinicius, Rodrygo, Bellingham e chi più ne ha più ne metta.
Al cospetto degli Dei del calcio, si presenta una Dea oltre il senso figurato del termine. Atalanta, figlia di Iaso e Climene, cacciatrice di professione, che in epoca moderna scrive la mitologia del pallone. Gasperini ha costruito, negli anni, una macchina perfetta. Se prima era la sorpresa, la favola, la squadra underdog da osservare con genuina simpatia, oggi l’Atalanta non fa sorridere proprio nessuno. “Affrontarli è come andare dal dentista“, parola di Pep Guardiola che se dovesse scegliere fra Ancelotti e Gasperini preferirebbe davvero l’asportazione di un molare senza anestesia.
L’Atalanta ha un’identità ben definita: corre tanto, pressa forte, rifinisce e finalizza con qualità. Le assenze di Scamacca, Scalvini e Koopmeiners saranno pesanti, ma nessun alibi. Piuttosto ‘Mola mia‘, non si molla mai, la frase simbolo della resilienza di Bergamo durante il Covid. La voglia è di far tremare l’Olimpo del calcio e se c’è una squadra che può riuscirci, quella può essere l’Atalanta.
Il confronto sulla carta è sbilanciato? Sì, ma l’ultima volta che lo è stato, l’avversario dell’Atalanta, il tanto decantato Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, ne ha presi 3 in finale ed è tornato in Germania con la coda fra le gambe, dopo una sonora sconfitta, la prima di una stagione da record in cui i tedeschi erano risultati imbattibili per chiunque.
Sarà il campo ad emettere il suo giudizio: Supercoppa Europea, Real Madrid contro Atalanta, una nuova pagina dell’epica del pallone attende di essere scritta.