Dunque Mauro Balata, pur sfiorando in un paio di occasioni – 10 e 9 preferenze alla terza e quarta delle cinque “chiama”, quando il quorum era sceso a 11 voti su 19 club presenti (assente il Pisa) – non ce l’ha fatta a portare a casa il secondo mandato da Presidente della Lega B. Ci riproverà il 9 e 10 ottobre (in prima e seconda convocazione), ma un dato comunque viene fuori dall’agitato pomeriggio milanese.
E’ evidente – ma lo era già prima – che le candidature di Veltroni e Dossena sono state solo manovre di disturbo con i due contendenti che si sono prestati a tutto ciò pur non essendo mai realmente in gioco, al punto che Veltroni non ha portato a casa nulla (l’opposizione a Balata ha preso la forma delle schede bianche) e Dossena, addirittura, si è ritirato strada facendo.
E il numero di coloro i quali non hanno votato Balata è identico a quello dei club che hanno provato addirittura a far saltare l’assemblea minacciando di non entrare in aula, salvo poi cambiare idea poco dopo.
Ma la domanda è: visto che questi club non avevano un loro candidato (e il dato delle schede bianche lo dimostra) e che il programma (lucido e chiaro, diretto) di Balata era, invece, evidente, cosa volevano ottenere (con la protesta iniziale) e hanno ottenuto poi (con i risultati dell’urna) col rinvio di un mese scarso?
Altre candidature? E di chi? Chi si prende la rogna di lottare contro un sistema che ormai affoga realtà mediopiccole? O, forse, attendono indicazioni in questo mese? E da chi? E, soprattutto, chi prometterà loro cosa, scendendo a trattativa privata, uno a uno, con buona pace degli interessi collettivi?
Sarà un mese lungo, lunghissimo, dove di chiaro ci saranno solo la faccia, le scelte e il programma di Balata. Dall’altro lato si viaggia al buio bendati, almeno pubblicamente. Eppure le elezioni e, soprattutto, le campagne elettorali dovrebbero essere caratterizzate dalla massima chiarezza, di candidati e programmi. Da ambo le parti.