Un argomento caldo legato al mondo del calcio è quello di San Siro. “Non giocare più a San Siro? Penso sia abominevole, uno dei più grossi errori che si possa fare”. A parlare all’Adnkronos è Andrea Mandorlini, ex libero dell’Inter di Giovanni Trapattoni, protagonista dello scudetto dei record nella stagione 1988-1989, che non riesce a concepire l’idea che lo stadio di Milano possa essere abbandonato, senza un progetto di ristrutturazione. “Non ci posso credere, San Siro è la culla del calcio italiano e milanese, è la Scala del calcio: mi auguro che non succeda”.
Per Mandorlini, il Meazza non è solo un impianto sportivo. È il luogo in cui ha vissuto i momenti più importanti della sua carriera. “Ho ricordi bellissimi legati a quello stadio: il primo è stato l’esordio nel 1984 e poi, naturalmente, lo scudetto dei record”. I nomi scorrono veloci, come fotogrammi di un film che non sbiadisce mai: Ferri, Bergomi, Zenga, Berti. “Eravamo amici dentro e fuori dal campo”, racconta. E quando arriva a parlare di Andreas Brehme, recentemente scomparso, la voce si scalda: “Avevo con lui un’amicizia molto forte”.
San Siro, dice, è un pezzo di vita. E anche oggi, che non calca più quei prati da protagonista, il legame con l’Inter è sempre forte. “Sono neroazzurro fin da quando ero bambino, per me è stato il raggiungimento di un sogno”, confida. Un sogno che non svanisce col tempo, dice, perché il tifo non si spegne mai: “si fa fatica a smettere, certamente è la mia squadra del cuore: siamo stati tutti bambini”. E l’Inter di quest’anno, un pronostico? “E’ fortissima e rimarrà la squadra da battere, vincere ti aiuta a vincere”.