Associazioni pseudo sindacali o fantomatiche organizzazioni “a tutela dei consumatori” come il Codacons stanno alimentando becere polemiche sull’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus: i toni sono pesantissimi, si parla di “vergogna immorale” per lo stipendio del calciatore portoghese annunciando lo sciopero degli operai di alcuni stabilimenti Fiat. L’unica vergogna di tutta questa storia è l’incredibile ignoranza di chi nel 2018 vorrebbe un’Italia ancora anti-democratica e anti-liberale. Già, perché lo stipendio di Cristiano Ronaldo lo paga un’azienda privata che è certa di incassare grazie alle performance dell’atleta, molti più soldi di quelli che verserà nelle sue tasche. E’ la logica del mercato, e Cristiano Ronaldo vale davvero molto più dei 31 milioni di euro annui che guadagnerà alla Juve. In realtà il suo stipendio è forse persino basso rispetto al suo reale valore. Altri calciatori addirittura meno forti di lui, guadagnano molto di più: Messi ha uno stipendio di 40 milioni di euro l’anno al Barcellona, Neymar (sì, proprio quel bamboccio che anzichè giocare a calcio si copre di ridicolo in ogni competizione tuffandosi a terra e fingendo di strillare come un bambino) guadagna 37 milioni di euro l’anno al Paris Saint-Germain, persino Tevez in Cina guadagna 32 milioni di euro (uno in più di Ronaldo).

E in tutti gli sport ci sono campioni multi milionari: il più ricco di tutti per lo stipendio annuo è il pilota della Ferrari Sebastian Vettel: parliamo sempre del gruppo della famiglia Agnelli, eppure non abbiamo mai assistito a polemiche e scioperi Fiat per i 49 milioni di euro che guadagna il ferrarista ogni anno. Sempre in Formula Uno c’è Lewis Hamilton che ha uno stipendio di 32 milioni di euro l’anno, mentre quello del tennista Roger Federer è di 40 milioni annui e il fenomeno del basket americano Lebron James ha appena firmato un contratto di 4 anni con i Los Angeles Lakers e guadagnerà complessivamente molto più di Cristiano Ronaldo, perché si partirà il primo anno con lo stesso stipendio (31 milioni di euro) ma ogni anno la cifra aumenterà di un milione l’anno arrivando così a 35 milioni di euro per la stagione 2021/2022 (invece lo stipendio di Ronaldo rimarrà sempre uguale per 4 anni alla Juventus).

Insomma, nel mondo dello sport così come in quello del libero mercato, vige esclusivamente il merito: se Ronaldo guadagna tutti questi soldi, evidentemente riesce tra prestazioni sportive e sponsorizzazioni a farne incassare decisamente di più all’azienda che lo paga. Ieri abbiamo già raccontato degli Juventus Store presi d’assalto per l’acquisto delle magliette: probabilmente soltanto nel primo anno la Juventus si ripagherà tutto l’investimento complessivo per avere Cristiano Ronaldo soltanto con il merchandising, al netto dei possibili successi sportivi.
Nulla a che vedere, quindi, con gli operai Fiat o gli italiani che versano in difficoltà economiche. Anzi. Che l’Italia torni competitiva anche nel calcio è una buona notizia per tutti, perché l’economia generale potrà soltanto beneficiarne. Ne beneficerà lo Stato, che dall’operazione Cristiano Ronaldo incasserà oltre 35 milioni di euro di tasse, ne beneficerà moltissimo Torino dove uno come Ronaldo (insieme a tutta la sua famiglia e al suo staff) spenderà gran parte del suo stipendio per 4 anni, e tutto l’indotto delle varie città delle squadre che nei prossimi 4 anni si alterneranno in serie A.
Altro che “bilanci in crisi”: la Juventus sta interpretando nel modo migliore possibile il business del calcio e di anno in anno si assicura ricavi impressionanti non solo grazie ai risultati sportivi, ma soprattutto per lo stadio di proprietà, il museo, l’albergo e tutte le nuove strutture che ha creato a Torino oltre alle attività di marketing in giro per il mondo. Tutto il gruppo FCA sta crescendo economicamente in Italia e nel mondo, con dirigenti abili e capaci come Marchionne e John Elkann che pure hanno un lauto stipendio assolutamente meritato per i risultati aziendali che di anno in anno riescono ad ottenere.
Eppure l’Italia è rimasta quel medievale borgo di odio sociale che non accetta la libertà del mercato e il successo di chi è bravo, forte di una ancora troppo radicata cultura catto-comunista che dietro la maschera della “solidarietà sociale” nasconde tutta la rabbia scatenata dall’invidia viscerale. Che schifo.